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Perchè un suicidio, un omicidio o il semplice parlare di un fenomeno induce un effetto imitativo?  Colpevole di questi incredibili fenomeni è l’effetto Werther.

Nel 1774 Goethe pubblica i dolori del giovane Werther . Il romanzo è considerato un anticipatore del romanticismo ma a renderlo famoso non fu soltanto la sua indiscussa importanza nella storia della letteratura quanto l’aver reso evidente uno dei fenomeni più inquietanti della psicologia umana definito appunto effetto Werther.  In poche parole il romanzo, scritto nella forma epistolare ovvero di lettere inviate da Werther a un amico, parla di un giovane innamorato di una donna e che di fronte all’impossibilità di questo amore decide di suicidarsi. Il romanzo tradotto in molte lingue provocò un forte incremento di suicidi tra i giovani che si identificarono nel protagonista spaventando a tal punto i governanti da proibire in molti paesi la diffusione del libro.  In Italia il romanzo di Foscolo “le ultime lettere di Jacopo Ortis” ispirato all’opera di Goethe causò lo stesso effetto.

Ispirandosi a quanto avvenuto gli psicologi definirono effetto Werther :

“l’ascendenza esercitata dai mass media sui comportamenti suicidi implicando che , l’imitazione e la suggestionabilità scaturita da essa possano avere un ruolo importante nella dinamica del suicidio”.

In pratica gli psicologi riconobbero l’importanza del ruolo esercitato dai mass media nel verificarsi delle catena di suicidi. Secondo lo psichiatra J. A. Motto in realtà non si tratta di un puro e semplice fenomeno imitativo, (non succede, ovviamente, che un tizio legga la notizia di un suicidio sul giornale e corra a spararsi),  ma persone  che  abbiano dei propositi suicidi latenti possano identificarsi con chi abbia compiuto il gesto estremo.  Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso di suicidi diversi dall’usuale che generano una scia di altri suicidi con le stesse modalità di esecuzione.

Karl Popper in “cattiva maestra televisione” comprende una cosa molto importante: l’effetto Werther purtroppo non può essere circoscritto ai soli suicidi ma va esteso anche agli omicidi o addirittura ad attività stupide come lanciare sassi dai cavalcavia.

Chi non ricorda che dopo la grande risonanza mediatica circa gli idioti che lanciavano sassi dal cavalcavia per un po’ di tempo si ebbe l’impressione che questa idiozia  fosse diventata lo sport nazionale.  Ovviamente non è il semplice parlare di un qualcosa da parte dei mass-media a generare fenomeni imitativi ma è necessario un interesse morboso o ossessivo tipo la giornata X dedicata a quel determinato fenomeno (nota2).

Dopo la tragica morte di Kitty Genovese nel 1994  (vedi nota1)  molti studiosi hanno  approfondito il cosiddetto effetto spettatore.  In questo contesto trovo molto interessante l’esperimento di Latane e Darley (1968).

L’esperimento consisteva nel mettere dei soggetti in una stanza a compilare inutili questionari quando  all’improvviso da una apertura dell’impianto di condizionamento si faceva uscire del fumo, (si creava una situazione in cui era presente un probabile pericolo). Cosa avrebbero fatto le persone intente a compilare i loro fogli? L’esperimento è stato ripetuto usando 3 diverse situazioni:

caso 1)  nella stanza veniva fatta entrare una sola persona ignara della vera natura dell’esperimento;

caso 2)  nella stanza c’erano 3 persone di cui 2 erano in “combutta” con i ricercatori e dovevano fare finta di niente senza allarmarsi per il fumo;

caso 3)  nella stanza c’erano 3 presone tutte ignare della vera natura dell’esperimento.

I risultati:

nel caso 1 il 75% delle persone uscì dalla stanza e avvisò del pericolo, nel caso 2 solo il 10% delle persone ignare dell’esperimento uscì dalla stanza e nel caso 3 solo il 38%.    Da questo ed altri esperimenti si nota una caratteristica tipica degli esseri umani, ognuno di noi guarda gli altri per decidere che cosa fare e questa tendenza è maggiormente evidente quando si verificano situazioni in cui si è indecisi sul cosa fare.

Per capire meglio questo comportamento ci basterà pensare a quando passeggiamo su un prato, noteremo sicuramente dei sentieri tra l’erba la cui creazione è stata dovuta al fatto che le persone tendessero a passare dove già altri fossero passati.

Perché questo comportamento si è evoluto? Evidentemente perché in una specie sociale quale la nostra questo comportamento è generalmente utile anche se in alcuni casi può creare disastri.  Pensiamo ad una persona che improvvisamente fugga via, non possiamo sapere perché ma qualora scappasse alla vista di un predatore le nostre possibilità di salvezza aumenterebbero se scappassimo per tempo  anche noi.  Se invece ci attardassimo a valutare esattamente cosa stia succedendo daremmo un enorme vantaggio al predatore che moltiplicherebbe le sue possibilità di sbranarci.
Pensiamo a del cibo che non conosciamo, qualora lo mangiassimo correremmo dei rischi ma se lo hanno già mangiato anche altri senza morire o avere danni allora vuol dire che possiamo stare tranquilli.  Anche nell’esempio del sentiero in terra battuta il vantaggio per il singolo è evidente, se altri usano normalmente quel tragitto allora vuol dire che non contiene insidie.

Ettore Panella

nota 1

La tragica morte di Kitty Genovese nel 1994, uccisa nonostante vi fossero molte persone presenti che non intervennero  ha aperto un filone di studi della psicologia chiamato effetto spettatore.
Va detto che  la prima ricostruzione degli eventi che portarono alla morte della Genovese è stata fortemente messa in discussione quando lo stesso New York times nel 1995 smontò la precedente descrizione dell’aggressione fatta dallo stesso giornale nel 1964.  Indipendentemente da se i fatti andarono realmente o meno come descritto il caso di cronaca diede lo spunto per effettuare degli esperimenti illuminanti.

nota 2

Nel 2014 mi domandai in che termini quantitativi l’effetto Werther avrebbe contribuito al picco di “femminicidi” a seguito della copertura mediatica sul tema l’8 marzo che in quell’anno fu particolarmente ossessiva  e ne uscì questo articolo per il giornale online You-ng.
http://blog.you-ng.it/2014/03/09/ce-relazione-tra-il-picco-di-omicidi-dell8-marzo-e-la-campagna-mediatica/

Va detto che i numeri degli omicidi in Italia sono fortunatamente molto piccoli e questo rende poco valida una statistica perché un caso soltanto può modificare le percentuali anche in maniera sensibile.

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