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L’ideologia guerrasessista ha condizionato fortemente la seconda metà del secolo scorso  e nonostante i suoi principi siano stati sconfessati dalla psicologia evoluzionista ancora oggi condiziona il dibattito politico.

 

Origine del problema

Una delle grandi utopie del secolo scorso era stata generata dall’errata convinzione che gli esseri umani fossero una tabula rasa alla nascita ovvero fossero completamente riscrivibili tramite l’educazione e la cultura.

L’idea di creare l’uomo nuovo frutto di una pianificazione a tavolino ha generato diverse esperienze profondamente negative di cui il tristemente famoso Pol Pot è stato solo uno dei massimi interpreti.

Frutto di quegli anni è anche il dibattito sul rapporto tra i due sessi che è stato profondamente condizionato da questa impostazione in tutti i suoi aspetti.  Con un mix di vittimismo militante e di forti pressioni proprio su educazione e cultura tutto quel mondo mirava a creare il “paradiso” in terra dove uomini e donne divenissero indistinguibili al pari delle folle di cinesi nelle loro divise anonime dove distinguere un maschio da una femmina era difficilissimo.

Considerando le scarse conoscenze del secolo scorso la cosa poteva anche essere comprensibile però, nonostante gli sforzi addirittura titanici in paesi come la Norvegia, le cose non sono andate come si erano auspicati e anzi spesso le differenze si sono ampliate, (ad esempio la maggioranza degli iscritti ad ingegneria sono maschi e la maggioranza degli iscritti a lettere sono femmine e questo schema è maggiormente vero  in Norvegia rispetto ai paesi in via di sviluppo dando origine a quello che viene comunemente definito come il paradosso norvegese).

Perché i sessi non sono diventati indistinguibili nei loro ruoli, aspirazioni e bisogni? A partire dall’inizio del nuovo millennio irrompe  nel dibattito scientifico la psicologia evoluzionista che afferma senza mezzi termini che la società può solo ampliare le differenze che già esistono in natura ma non le può creare dal nulla.  In pratica i due sessi tendono sempre ad autoregolarsi nella maniera evolutasi nei millenni ed è per questo che le politiche, anche le più aggressive, teorizzate dagli studi di genere hanno fallito.

Il variegato mondo che aveva creduto a quelle teorie invece di accettare il fatto che la loro base teorica fosse fallace è entrato in una fase isterica per cui da un lato ha enormemente incrementato il vittimismo militante dando la colpa dei fallimenti ad astratte entità e ha sviluppato complottistiche teorie e dall’altro ha cercato di ostacolare la trionfale ascesa della psicologia evoluzionistica.

 

Kenrick Douglas, (uno dei primi a scoprire la psicologia evoluzionistica), racconta con le seguenti parole l’opera di censura operata sui suoi lavori.

“Benchè i nostri risultati sulla dominanza e l’attrattiva fossero chiari e attendibili, occorsero più di dieci anni per farli pubblicare.  A nostra insaputa, a quel tempo gli eserciti del politically correct erano impegnati ad epurare il mondo accademico con le energie combinate dei rivoluzionari culturali di Mao Tse Tung e dei crociati sessuofobi di 1984 di George Orwell.  Sadalla, Vershure e io intendevamo applicare semplicemente agli esseri umani concetti evoluzionistici chiariti negli animali, ma quando cercammo di pubblicare i nostri risultati scoprimmo che in realtà stavamo commettendo dei veri e propri reati d’opinione , come si espresse una specialista che valutò la pubblicazione del nostro primo studio: “come femminista e come studiosa, sento il dovere di proteggere i lettori meno preparati di una rivista da questo tipo di pensiero intrinsecamente maschilista”.  Le nostre scoperte furono giudicate così pericolose da suscitare il desiderio di proteggerne anche altri ricercatori! Sembrava davvero che io avessi letto della pornografia intellettuale, e che suor Katherine Mary mi avesse colto con le mani nel sacco.”

Attualmente sempre più università cancellano i corsi relativi agli studi di genere che però conservano un forte credito presso la politica.

 

Cosa è l’ ideologia guerrasessista

Per una definizione accurata ho preferito copiare in fondo all’articolo il testo scritto dal giornalista e filosofo Fabrizio Marchi perché molto esaustivo soprattutto per quanto riguarda la genesi storica del fenomeno e rimando i più interessati a quella sezione.

Sostanzialmente l’ideologia guerrasessista non fa altro che copiare l’idea marxista della guerra di classe riciclandola nella guerra tra i sessi.

La tesi portante di questa ideologia è che storicamente i sessi si sarebbero fatti sempre la guerra e dichiarano eretico chi sostiene che in realtà uomini e donne hanno sempre collaborato sia pure con compiti diversi al successo di quel nucleo sociale fondamentale chiamato famiglia e di conseguenza al successo delle società del passato.
La conseguenza delle tesi espresse nell’ideologia guerrasessista è che le donne (il proletariato) devono combattere gli uomini (i capitalisti) ma vale anche l’inverso come vedremo.  In pratica le commesse dei supermercati e le altre donne con lavori di basso profilo dovrebbero combattere affinchè le manager possano avere ruoli ancora più prestigiosi.

Giusto per uscire dal campo teorico e fare un esempio pratico: quando la ministra Maria Elena Boschi dice che viene attaccata in quanto donna di fatto sta chiedendo alle donne che hanno perso tutti i loro risparmi in banca Etruria di uscire dal gruppo dei critici e compattarsi in sua difesa in quanto, per i principi dell’ideologia guerrasessista, devono solidarizzare con la donna, (in realtà ognuno dovrebbe solidarizzare con gli elementi del proprio sesso).  Se la cosa funziona quando ci si mantiene nel generico è evidente che non può funzionare se ti toccano il portafogli.

Il  principale punto debole del guerrasessismo è il fatto che i due sessi sono strettamente interconnessi (ognuno ha dei genitori , dei fratelli e/o sorelle, un coniuge o un partner, dei figli, degli amici …) ed è difficile fare una guerra civile in queste condizioni se non a prezzo di profonde mutilazioni emotive.

 

Non è possibile quindi superare la società tradizionale?

La questione in realtà è complessa.  Se in passato l’organizzazione sociale tradizionale ha permesso ai nostri avi di sopravvivere proprio perché adatta a dare risposte alle terribili condizioni umane, (giusto per fare un esempio tra il ‘500 ed il ‘600 una persona si sarebbe trovata a fronteggiare: grandi epidemie, prime tra tutte peste e sifilide ; piccola glaciazione con inverni rigidi e carestie; guerre di religione; mortalità infantile a livelli inimmaginabili per noi; vita media tra i 35 e i 40 anni ecc. ), oggi noi, grazie alla tecnologia e alle macchine,  possiamo permetterci il lusso di cambiare.

Poiché continuare a destinare le risorse femminili alla produzione massiva di figli è inutile e pure dannoso e non si può sprecare quel potenziale c’è una forte pressione per una riconversione forzata del mondo femminile verso la produzione di beni e servizi ma nonostante gli sforzi profusi solo il 20% circa delle donne considera la carriera importante mentre il 60% vuole conciliare lavoro e famiglia e un altro 20% circa non vuole lavorare ma ricoprire il tradizionale ruolo materno e casalingo.

Anche all’interno del rapporto di coppia le cose non variano, nonostante mille sforzi le coppie tendono a seguire sempre i ruoli evolutisi nei millenni.

La risposta al quesito è in realtà abbastanza semplice, come tra l’altro ci dicono gli psicologi evoluzionisti.  La nostra natura possiamo paragonarla ad un fiume, mettere muri  di cemento e imbrigliarlo lo porterà a rompere gli argini e a fare danni con le periodiche inondazioni. Il fiume va guidato rispettandolo ed amandolo.  Lungo il percorso ci saranno dei massi che non si può abbattere a testate ma bisognerà segnalare e aggirare.

Fuori di metafora, cambiare si può però bisogna farlo insieme e bisogna riconoscere che la nostra natura, i nostri bisogni, i nostri istinti non coincidono perché maschi e femmine sono diversi, (non si capirebbe tra l’altro perchè la natura abbia messo nel cervello delle cricete, delle cavalle ecc. gli istinti relativi alla gestione della prole , alla cura della tana per il parto ecc. e non abbia fatto altrettanto nel cervello delle femmine di homo sapiens).

Conoscere prima di tutto e poi adattarsi al cammino è l’unica vera strada vincente.

 

Il guerrasessismo è subdolo.

Finora non ho mai usato la parola femminismo, (pur essendo innegabile che l’attuale impostazione dominante del femminismo sia chiaramente guerrasessista), perché l’ideologia guerrasessista si nutre del conflitto e quindi anche i gruppi maschili che fanno notare i problemi maschili , (ad esempio le guerrasessiste si lamentano che alle donne sia stato impedito di fare la guerra , in realtà non è proprio vero basti pensare a Giovanna d’Arco, e gli Mra -Men’s Rights Activism- ribattono che gli uomini sono sempre stati costretti a fare la guerra  ecc.)  finiscono per essere di fatto anche loro guerrasessisti sia pur senza   rendersene conto.

Ricorrere a tutto l’armamentario già ampiamente rodato del vittimismo militante e del confronto fine a se stesso non solo rende più forte il mostro ma distoglie l’attenzione dai veri problemi.

Ad esempio quando si fa notare che esistono e sono anche molto numerosi gli uomini vittima di violenza femminile si finisce sempre in una gara macabra all’ultimo assassinio che distoglie dal vero grave problema ovvero:

Tutte le teorie sulla violenza in famiglia e più specificatamente tra partner si basano su dati arbitrariamente selezionati perché prendono in considerazione solo i delitti uomo verso donna e scartano arbitrariamente quelli donna verso uomo.  

Pensate per un attimo ad una azienda farmaceutica che volesse vendere un farmaco la cui efficacia sia stata certificata prendendo in considerazione solo i test in cui questa veniva dimostrata e scartando quelli in cui avrebbe potuto essere negata o evidenziati effetti collaterali pesanti.  Vi sembrerebbe corretto come metodo? Sareste disposti a prendere quel farmaco?

In pratica la politica sta investendo quantità enormi di denaro  sulla base di teorie basate su dati arbitrariamente selezionati e quindi per definizione fallaci.

 

Altro esempio :

– ricordare William Pezzullo (vedi foto a lato) barbaramente sfregiato dalla sua ex con l’acido e lamentarsi perchè  nessuno se ne occupa e addirittura viene nascosto dai mass media ;

– ricordare  che nel simile caso della Annibali l’ex è stato giustamente condannato a 20 anni di galera mentre nel caso Pezzullo la sua ex è stata condannata a 10 anni  ai domiciliari insistendo sul sessismo giudiziario e sul fatto che a parità di reato le donne prendono pene almeno del 60% inferiori;

– ricordare i tanti ragazzi sfregiati dalle ex per dargli visibilità;

fa dimenticare un problema gravissimo di cui i nostri politici dovrebbero vergognarsi ovvero che a Pezzullo e agli altri vengono negate dal sistema sanitario nazionale le cure per recuperare una parvenza di vita normale perché considerate cure estetiche.  In pratica gli interventi sulle gravi ustioni frutto della vile aggressione vengono paragonati ad un intervento estetico per modellare un naso poco gradevole e questo è veramente osceno!

Non state certo facendo un favore a questi ragazzi che chiedono di poter essere operati senza doversi vendere tutto.  Le operazioni estetiche al seno delle donne operate di tumore sono GIUSTAMENTE a carico del sistema sanitario nazionale (nota 1), perché questa terribile discriminazione? Se ci si concentrasse di più su questo aspetto dubito fortemente che le tante persone per bene non provino sdegno e magari facciano cambiare opinione ai nostri politici.  Insistere sulla discriminazione degli uomini aggrediti con l’acido dalle loro ex porta solo a renderli ancora più invisibili perchè l’argomento non è politicamente corretto e quindi logicamente viene invisibilizzato.

Ultimo esempio scelto tra i tanti per far capire anche gli interessi nascosti dietro alle operazioni guerrasessiste.  Gli attivisti maschili si lamentano spesso del fatto che se è un uomo ad uccidere i figli si grida al criminale mentre se è una donna partono i cori giustificazionisti che in qualche modo danno la colpa al marito perchè non avrebbe impedito il delitto.  Tutto vero però ragionateci, la quasi totalità di questi delitti o è un medea oppure è dovuto alla malattia mentale e onestamente credo che anche il medea abbia una componente da indagare con la psichiatria.  Il nostro Stato scarica tutto il peso della malattia mentale sulle famiglie lavandosene allegramente le mani. In pratica  affida dei casi difficili da affrontare per un laureato specializzato e con esperienza sul campo a muratori, casalinghe, impiegati ecc. tutta gente assolutamente inadatta allo scopo.
Se lo Stato dovesse affrontare seriamente la malattia mentale dovrebbe spendere cifre veramente importanti, l’approccio guerrasessista offre alibi e soprattutto svia dalle vere cause di questi delitti permettendo politiche pilatesche altrimenti impossibili.

 

Non è possibile allora vincere l’ideologia guerrasessista?

Se non fai nulla il mostro prospera, se ti metti a riportare anche le problematiche maschili e le magagne femminili, come fanno gli Mra, allora nutri il mostro.  In queste condizioni sarebbe veramente impossibile abbatterlo.

L’unica strada è prima di tutto conoscere e riconoscere il mostro e poi evitare il conflitto fine a sé stesso tanto non porta a nulla, una persona ideologicamente condizionata non è un interlocutore valido.

Poichè è vero che si può ingannare molte persone per poco tempo o poche persone per molto tempo ma non si può ingannare molte persone per molto tempo ecco che le fallaci teorie del secolo scorso hanno sempre meno credito nonostante lo sforzo dei mass media e della politica di accreditarle e sono usciti diversi lavori molto importanti di ricercatrici o giornaliste (purtroppo solo donne e questo dimostra quanto sia tabu il tema) in cui la violenza in famiglia viene analizzata in modo scientificamente più corretto, cito a memoria Glenda Mancini, Daniela Bandelli e cito l’ultimo lavoro di Barbara Benedettelli “50 sfumature di violenza” in cui già dalla copertina chiarisce che si occupa di entrambi i fenomeni del femminicidio e del maschicidio, (termini che reputo orrendi e che non significano nulla in quanto esistono solo i delitti in famiglia ma purtroppo sono entrati  nel linguaggio corrente).

Molto interessante e importante è invece il documentario di Cassie Jaye, nota per i suoi documentari su temi trattati secondo i dettami del politicamente corretto e femminista che inizia questa impresa per attaccare gli Mra ma che finisce per diventare una riflessione sul suo essere femminista e sulla necessità di assumere una visione più distaccata ed obiettiva.

Consiglio vivamente di guardarlo ->

 

Insomma non è vero che il mostro dell’ideologia guerrasessista non si possa sconfiggere è solo molto complicato farlo.  Bisogna trovare un equilibrio che permetta di informare correttamente senza cadere nel vittimismo militante e già questo non è propriamente facile.  Bisogna conoscere il mostro, sapere di cosa si nutre e cercare di non alimentarlo.

Un problema non da poco è che attualmente i più impegnati in questo tipo di battaglie sono le persone che hanno un processo di guarigione emotiva da completare e se da un lato è sano e anche indispensabile prendere le distanze da chi ti ha creato una ferita dall’altro lato l’obiettività difetta.  Per essere più precisi finora sono stati i padri separati i maggiori critici del guerrasessismo e onestamente molti di loro hanno subito carognate indicibili, (giusto per fare un paio di esempio selezionati  dalla galleria degli orrori cito il padre di Carolina Tana o  Saverio De Sario vedi nota 2),  però questi tendono a guardare al mondo femminile con una eccessiva diffidenza, sia pur giustificata dal loro vissuto, e inevitabilmente finiscono per nutrire il mostro guerrasessista invece di indebolirlo.

Gli uomini che non hanno problemi, (la grande maggioranza), sono i grandi assenti, sono loro che devono entrare in campo perchè essendo meno coinvolti possono essere maggiormente obiettivi.  Se è un bene che sempre più donne si rendano conto del mostro guerrasessista  non si può demandare solo a loro la responsabilità di una lotta a cui non ci si può sottrarre.

Va detto che la palude guerrasessista è piena di sabbie mobili ed esiste un pericolo di cui tener conto, si tratta di quello che io chiamo l’effetto acquario ovvero nuoti in un acquario ma pensi di vivere nell’oceano, fuor di metafora si tratta di una distorsione cognitiva che può colpire ad esempio gli addetti ai centri antiviolenza che vivendo sempre a contatto con un solo tipo di violenza possono finire per considerare i pochi casi ,(che però costituiscono la quasi totalità della loro esperienza), come la totalità dell’esperienza umana. E’ questo uno dei motivi per cui sarebbe preferibile avere centri antiviolenza aperti sia ad uomini che donne e non a sesso unico.

In pratica il meccanismo perverso è questo: poichè i guerrasessisti insistono sul fatto che le donne siano incapaci di esercitare violenza, siano incapaci di commettere crimini, siano incapaci di fare stalking ecc. (in effetti non si capisce perchè alle donne sarebbe stato tolto il libero arbitrio), allora per controbilanciare questa narrazione si finisce per parlare solo di donne perfide e criminali ma questo ti infila dritto in un tunnel , (peraltro lo stesso in cui finiscono le guerrasessiste), perchè se non sei in grado di relativizzare finisci per trasformare nella tua mente una piccola fetta della realtà in una grandissima fetta della realtà. Se pensiamo che  sicuramente hai una madre, forse una moglie, forse una figlia, delle donne a cui sei affezionato ecc. allora potresti cominciare a guardarle come delle nemiche e a diffidare di loro e questo avrà conseguenze pesantissime sulla tua vita.

Solo relativizzando si può evitare questa trappola ma soprattutto si può affrontare meglio le questioni aperte perchè le donne veramente ignobili sono poche come sono poche le sante, la stragrande maggioranza delle donne (come peraltro anche degli uomini) sono semplici esseri umani chiamati ogni giorno a scegliere tra ciò che è corretto e ciò che non lo è e chi sceglie talvolta fa scelte di cui si pente o comunque sbagliate. Essere umani significa anche questo.

 

Perchè l’ideologia guerrasessista è dominante?

Come ho avuto modo di dichiarare spesso, io non credo alla forza dei complotti nè al gruppo di persone incappucciate  che nel segreto di una stanza progetta i destini del mondo, o meglio magari in alcuni casi  questa gente esiste però non credo che i loro piani riescano senza interessi convergenti e un humus favorevole.

Ad esempio  uno dei cavalli di battaglia del guerrasessismo è il cosiddetto femminicidio.  Come fanno i guerrasessisti ad enfatizzare i delitti su donne e ad invisibilizzare quelli su uomini?  Chi paga le enormi spese necessarie per condizionare i media?

In realtà non potrebbero riuscirci se non sfruttassero un cavallo di troia della mente umana e per questo motivo non hanno alcun bisogno di pagare i media e la spiegazione è semplice:
noi affidiamo alle donne la gestione dei nostri bambini e dei nostri anziani.  Come potremmo vivere sereni se non utilizzassimo un sistema difensivo della nostra mente chiamato autoinganno (vedi articolo linkato) ?  In pratica facciamo di tutto per convincerci che mai una donna farebbe qualcosa di sbagliato per evitare l’angosciosa consapevolezza che in nostra assenza possa succedere qualcosa ai nostri figli o ai nostri genitori.
Se sfuggiamo con disgusto a tutti quegli articoli che parlano di donne assassine è ovvio che i giornali relegheranno queste notizie in cronaca locale evitando di dare loro enfasi ed è questo a creare la distorsione cognitiva secondo cui le donne assassine in famiglia non esistano.

 

Definizione di guerrasessismo di Fabrizio Marchi

 

“Il “guerrasessismo” è un’ideologia sessista e razzista, anche se abilmente camuffata sotto le false spoglie dell’emancipazione e della liberazione della donna.

 Il guerrasessismo prende arbitrariamente in prestito la dialettica hegelo marxiana, sostituendo il conflitto di classe con il conflitto fra i sessi.

Si tratta di un vero e proprio “copia-incolla” dal punto di vista filosofico, che ha come obiettivo quello di sostenere che le donne, tutte, sempre, comunque e dovunque, siano state e continuino ad essere le oppresse e le discriminate, e gli uomini, tutti, siano stati e continuino ad essere gli oppressori e i privilegiati, sempre, comunque e dovunque.

Tutto ciò indipendentemente dall’appartenenza sociale, dalle condizioni economiche, ambientali, sociali, familiari, culturali in cui donne e uomini possono essersi venuti a trovare o possano venire a trovarsi. E’ evidente quindi come il guerrasessismo sia, nei fatti, un’ideologia profondamente interclassista. Da questo punto di vista, anche se non ufficialmente ammessa e riconosciuta (al fine di non perdere credibilità filosofica) la rottura con il marxismo è netta e radicale, né potrebbe essere altrimenti.

Naturalmente questo è solo uno dei filoni storico-ideologici del guerrasessismo, quello che nasce e si afferma fondamentalmente all’ interno della “sinistra” “sessantottina” e post “sessantottina” per lo più nei paesi europei di cultura non anglosassone come l’Italia, la Francia e la Spagna, o comunque dove la presenza della sinistra (sia quella “storica”, comunista o socialdemocratica, che quella “nuova”) era più robusta, fino ad essere addirittura egemone sotto il profilo culturale in determinate fasi, sia pur brevi, storicamente parlando .

 

C’è poi un altro filone fondamentale che ha tutt’altra genesi, ed è quello di matrice “anglosaxon”. Quest’ultimo nasce come una vera e propria ideologia di genere, e non ha alcun riferimento né dal punto di vista storico-politico né tanto meno da quello filosofico o ideologico, con il marxismo o più in generale con le culture nate dal movimento operaio.

Nasce e si afferma prevalentemente negli USA per poi sbarcare quasi contestualmente in UK e in altri paesi nord europei. Naturalmente questi due filoni finiscono inevitabilmente per mescolarsi e sovrapporsi in una gran parte dei casi fino al punto che è difficile ormai operare un cesura netta fra i due. Al loro interno (è ovvio che sto semplificando all’inverosimile) si sono poi sviluppate una serie di correnti e sottocorrenti (femminismo dell’eguaglianza, della differenza ecc. ).

Difficile stabilire quale dei due (anche perché, come abbiamo visto, sono ormai del tutto mescolati) sia il più aggressivo e potente. Di fatto questa diversificazione non ha quasi più senso perché il guerrasessismo è quel movimento reale che si afferma all’interno del sistema capitalistico occidentale a partire dagli anni 60’ in poi, fino a diventarne uno dei mattoni ideologici fondamentali. Il guerrasessismo, nella pressochè unanimità, afferma che la violenza sia di esclusiva pertinenza maschile.

Per evitare l’inevitabile accusa di sessismo e razzismo che una simile affermazione contiene in sé, il guerrasessismo afferma che questa situazione sia causata da un portato culturale, essendo il mondo da sempre dominato dalla cultura patriarcale e maschilista. Ma questa è una forzatura del tutto priva di fondamento per la semplice ragione che è impossibile separare la natura dalla cultura.

 

Gli uomini e le donne sono infatti enti naturali e culturali nello stesso tempo. Se si operasse questa cesura in modo così netto, si cadrebbe inevitabilmente in una sorta di ontologismo assoluto, da una parte, e di culturalismo/storicismo assoluto, dall’altra. Due forzature filosoficamente improponibili, per quanto mi  riguarda. 

Alla luce di questa considerazione, risulta quindi evidente che attribuire al solo genere maschile la responsabilità della violenza, è un affermazione oggettivamente razzista e sessista, appunto perché è impossibile separare la sfera ontologica da quella culturale (e viceversa).

Riassumendo, il guerrasessismo si rivela quindi come una ideologia interclassista, sessista e razzista che ha come obiettivo quello di dimostrare che il genere femminile sarebbe dotato di una “specificità di genere” (quindi siamo sul piano necessariamente ontologico) che renderebbe le donne “migliori” degli uomini. Partendo infatti da questi presupposti, in primis il fatto che la “violenza è maschile” si afferma implicitamente (ma anche esplicitamente) che le donne sono incapaci non solo di praticare ma anche di concepire la violenza. In conseguenza di ciò, se il mondo fosse stato dominato dalle donne – questo il paradigma – non ci sarebbero stati conflitti, guerre, sfruttamento, oppressione. L’ulteriore e necessaria conseguenza di questo modo di procedere e di ragionare è che in virtù di ciò il genere femminile, deve diventare egemone (dominante). Il tutto ovviamente camuffato sotto le (false) bandiere dell’eguaglianza e della liberazione dell’umanità da ogni forma di oppressione e discriminazione.

 

 

 

nota 1

http://www.airc.it/cancro/dopo-cura/ricostruire-seno/?altTemplate=MobileInternal#.WiGwIEribIV

 

nota 2

La bimba che rovinò papà per la follia della mamma

Torna libero dopo la condanna a 11 anni per abusi sui figli: “La madre li aveva costretti a mentire”

 

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