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Donne e lavoro,  cerchiamo di affrontare questo tema senza lasciarci influenzare dagli stereotipi che da sempre hanno avvelenato il dibattito ma anzi cerchiamo di verificare se questi , spesso spacciati per verità dogmatiche, abbiano ragione di esistere.

UOMINI E DONNE PERCEPISCONO IL LAVORO IN MODO DIVERSO?

E’ del tutto evidente che uomini e donne vedano il lavoro in un modo completamente diverso; generalmente è inteso come il pilastro della propria identità e del proprio ruolo sociale per gli uomini, uno dei tanti aspetti della propria vita se non un semplice mezzo di sussistenza per le donne.
Per quanto riguarda il ruolo sociale Simon Baron-Cohen dice che:

Gli esseri umani sono molto interessati al rango sociale anche perché questo è connesso con quella che Darwin definì “selezione sessuale”. Le femmine di molte specie, ma soprattutto dei primati, scelgono di accoppiarsi con certi maschi e di scartarne altri [ ]… Come sceglie allora la femmina? Spesso guarda al rango sociale come a un utile indizio – (Simon Baron-Cohen: Questione di cervello)

Barbara e Allan Pease ci danno un’altra utile informazione

Abbiamo condotto  un’inchiesta su 624 donne dirigenti e l’86% ha rivelato che non sarebbe interessata a un uomo che ha meno successo di lei, il 9% che avrebbe potuto prendere l’idea in considerazione, il 5% , infine, ha dichiarato che non aveva importanza. – (Allan e Barbara Pease: perchè gli uomini sono fissati con il sesso… e le donne sognano l’amore?)

Ovviamente i sondaggi vanno bene interpretati, quanto detto non significa affatto che alcune delle manager ostili ad  un partner con meno successo di loro magari non possa innamorarsi  follemente addirittura del gigolò affittato la sera prima,  semplicemente il sondaggio fotografa una convinzione diffusa e consapevole di cui gli uomini terranno conto.

Per le donne valgono gli stessi criteri? Sempre Barbara e Allan Pease dicono:

E’ interessante notare che vari studi dimostrano che gli uomini di tutto il mondo danno poca importanza alle condizioni finanziarie di una donna, a prescindere dal loro benessere economico personale. In altre parole, non è improbabile che l’amministratore delegato di una grande società sia attratto dalla stessa donna da cui è attratto l’impiegato peggio pagato (Allan e Barbara Pease: perchè gli uomini sono fissati con il sesso… e le donne sognano l’amore?)

Abbiamo già alcuni dati interessanti su cui ragionare, mentre il successo sessuale degli uomini  è spesso direttamente correlato al successo sul lavoro e addirittura una percentuale enorme di donne manager, (quindi già con redditi di tutto rispetto),  mostra scarso interesse per un partner che guadagni meno di loro, al contrario per le donne il successo sul lavoro non offre alcun vantaggio in campo sessuale.  Noi sappiamo che in natura l’istinto sessuale è la forza più potente dopo l’istinto di sopravvivenza, al punto che ogni essere vivente compie azioni assurde pur di accoppiarsi, il primo esempio che mi viene in mente sono i salmoni che abbandonano le tranquille e sicure acque marine per risalire fiumi pericolosissimi affollati da ogni genere di predatore affamato.
La motivazione è uno dei pilastri fondamentali per la riuscita nel mondo del lavoro e sono proprio le donne a dare agli uomini una fortissima motivazione a competere fino allo stremo e guadagnare di più proprio per non perdere il rispetto della partner. Tra l’altro non è raro che una donna lasci il partner in seguito ad un licenziamento o ad una perdita di prestigio o retribuzione sul lavoro.

Una conseguenza che balza subito agli occhi è la diversa valutazione del proprio posto di lavoro, un uomo tenderà a dare molto peso al guadagno attuando strategie volte ad incrementarlo come ad esempio accettare sedi lontane o svantaggiate in cambio di retribuzioni più alte, a cambiare più facilmente posto di lavoro ecc.. Al contrario una donna tenderà a valutare con maggiore attenzione la vicinanza del luogo di lavoro dalla propria abitazione, indipendentemente da se abbia o meno una famiglia, la presenza di un buon clima tra colleghi, ed altri fattori più legati a parametri relazionali che economici. E’ difficile che una donna si presenti dal suo capo, se il posto di lavoro è considerato gratificante, con la lettera di dimissioni e la richiesta di aumento per recedere mentre diversi uomini usano proprio  tecniche simili per aumentare il loro reddito.

Almeno tre vasti studi, che abbracciano gli ultimi tre decenni, hanno dimostrato che per le donne i benefici intrinseci, (fare la differenza, contribuire allo sviluppo di un determinato settore, appartenere ad una comunità…),   contano di più delle gratificazioni personali (stipendio, prestigio…) – (Susan Pinker: il paradosso dei sessi)

Ci tengo a chiarire che questa è una caratteristica non necessariamente negativa, anzi è praticamente la stessa scelta di vita che ho fatto io pur essendo uomo e ne sono felicissimo. Ho avuto la fortuna di scegliere una moglie che appartiene al gruppo delle donne che non bada al reddito del marito e ho preferito guadagnare almeno la metà dei miei pari grado pur di poter vivere nella mia città ed avere un lavoro dove stabilisco io i miei orari, recuperando la sera il tempo usato, quando necessario, per seguire la mattina nostro figlio visto che mia moglie invece ha un orario rigido.

E’ VERO CHE GLI UOMINI GUADAGNANO PIU’ DELLE DONNE A PARITA’ DI LIVELLO ED ISTRUZIONE?

Difficile fare una valutazione sensata sui ruoli apicali dove prestigio personale, flessibilità, fortuna, dedizione, intraprendenza, insostituibilità, risultati ecc. giocano un ruolo determinante, si può invece valutare il grosso delle posizioni lavorative dove un dipendente che abbandona il suo posto può essere abbastanza agevolmente rimpiazzato da un nuovo assunto. Da un punto di vista logico, se fosse vero che le donne vengano pagate di meno sarebbe interesse dell’azienda assumere solo donne per avere la stessa produttività ad un costo inferiore.

Ho fatto diverse ricerche su Internet e ho trovato molti articoli che parlavano di questa diversità di trattamento però nei testi che ho consultato ho notato una certa ambiguità su come questo risultato fosse stato verificato. Per esempio sono stati tolti dal computo straordinari e bonus? Eppure si tratta di parametri quantitativi dipendenti da ore di lavoro e risultati non da livello e preparazione.  Nei millenni gli uomini sono stati selezionati dalle donne a seconda della loro abilità nella caccia mentre le donne poco attente ai bambini li hanno visti morire lasciando che le donne più materne trasmettessero i loro geni. Questa diversa selezione naturale e il bisogno delle società umane pre industriali di avere molte nascite per rifornire l’economia di mano d’opera e soldati ha creato la radicata convinzione che in una coppia dovesse essere l’ uomo a sacrificarsi con gli straordinari, (ovviamente perchè  pensa che sarà giudicato ,anche e soprattutto  dalla compagna, per la sua capacità di portare soldi a casa),   mentre le donne preferiscono passare quanto più tempo possibile con i figli specie se piccoli, (anche perchè  si sentono principalmente valutate sulla capacità di essere madri). Questa radicata convinzione si può osservare anche grazie ad un altro dato, la stragrande maggioranza di morti sul lavoro sono uomini, a testimonianza del fatto che i lavori pericolosi vengono destinati agli uomini mentre si tende a destinare le donne a lavori più sicuri proprio in virtù della maternità.

Esiste  un altro errore tipico che però ho commesso anche io e quindi non posso scagliare la prima pietra.  In una discussione oziosa con mia moglie sul fatto che le retribuzioni del settore privato, dove lavoro io,  fossero peggiori del settore pubblico, dove lavora lei, le portai come esempio proprio la sua busta paga che era sensibilmente superiore alla mia. Confrontando i cedolini degli stipendi mi accorsi di non aver tolto dal computo gli assegni familiari che non fanno assolutamente parte della retribuzione anche se vi figurano . Poichè quando ci siamo sposati io ero disoccupato il capofamiglia era mia moglie, cosa che poi per inerzia non abbiamo cambiato. In genere però il capofamiglia è l’uomo e quindi gli assegni familiari figurano nella sua busta paga e vengono spesso confusi con la retribuzione.

Susan Pinker ha dedicato un intero capitolo <<abbandonate la nave>>  del suo libro ad un nuovo fenomeno, ovvero le donne che raggiunta una posizione importante in diverse strutture hanno preferito abbandonarla per dedicarsi ad attività più gratificanti e questo indipendentemente da se avessero una famiglia a cui badare o meno.

Queste donne molto istruite erano anche più interessate a un impiego part-time, alimentando così in due modi il fenomeno della rinuncia al lavoro: con la ricerca nel proprio impiego di un significato inerente e con la riduzione del tempo che erano disposte a dedicare al lavoro stesso. Due atteggiamenti che mal si conciliano con i forti guadagni e l’ascesa professionale. – (Susan Pinker: il paradosso dei sessi)

Un’altra concausa la indica l’economista Linda Babcock il cui studio ha dimostrato che le donne non amano la negoziazione, una azione estremamente competitiva che comporta il rischio di essere scartati. Anche quando trattano, le donne si prefiggono comunque obiettivi meno aggressivi e quindi ottengono meno. Scrive la Babcock: la causa è però la riluttanza delle donne a battere i pugni sul petto e a competere per ottenere maggiori risorse.

In controtendenza invece è il dato giapponese dove le donne single guadagnano più degli uomini. Si tratta di una cultura molto tradizionalista quindi io non credo ci sia un visione ideologicamente femminista dietro, credo invece che ciò sia dovuto al modo che i giapponesi hanno di vedere la dedizione all’azienda e al lavoro. Una dedizione così totalizzante da far verificare la morte per karosci (super lavoro) dei dipendenti e che anche le donne giapponesi hanno fatto propria.

GLI ERRORI DELLE DONNE SUL LAVORO

Sono sempre stato convinto che la maggior parte dei problemi che le donne incontrano sul lavoro siano dovuti  alla loro scarsa conoscenza dei codici di comportamento maschile, un insieme di comportamenti e regole sul lavoro che ogni uomo dà per scontate e assodate.

Come mi ha confidato un’amica: <<mi sembra che ci sia un codice segreto che conoscono tutti i miei colleghi tranne me>>. Quello che hanno notato è assolutamente vero. Ma non è un segreto e tantomeno un codice. Piuttosto si tratta di un insieme molto radicato di aspettative maschili che possono essere scoperte e comprese una volta che si sa finalmente cosa cercare.  (Shaunti Feldhahn – perchè gli uomini fanno sesso con il lavoro e le donne se ne innamorano)

Shaunti Feldhahn ha svolto un ottimo lavoro censendo con molta cura il “codice lavorativo” degli uomini e dando ottimi suggerimenti alle donne a cui lo consiglio vivamente, soprattutto a quelle convinte di non averne bisogno.  Un unico neo del libro,  che però non ne inficia il valore descrittivo, è che il più delle volte non condivido come l’autrice illustri il perchè  delle cose, io avrei usato altre spiegazioni . Ad esempio lei ritiene che poichè il mondo del lavoro è stato creato dagli uomini questi lo hanno realizzato a loro immagine mentre invece io credo che sia stato proprio il contrario, è stato il lavoro a selezionare gli uomini.   Quando le società umane hanno iniziato a cacciare le grandi prede questa attività, come la difesa del villaggio, è stata esercitata dagli uomini  della piccola comunità uniti in uno sforzo comune.

Gli uomini che meglio riuscivano in queste attività sopravvivevano e si riproducevano, (come ho detto in precedenza il rango sociale è uno dei criteri di selezione usati dalle donne), mentre gli uomini meno adatti morivano, venivano allontanati, giustiziati o non si riproducevano. Per millenni caccia e guerra hanno plasmato il modus operandi dei gruppi maschili e ogni nuova occupazione cooperativa si conformava alla precedente. Ad esempio anche eserciti grandissimi sono strutturati in tanti piccoli gruppi di uomini che ricordano gli antichi gruppi di cacciatori.

Una delle cose che balza facilmente agli occhi di chi valuta i gruppi maschili in generale e sul lavoro in particolare è la netta contrarietà all’ostentazione delle emozioni. Shaunti Feldhahn  ha dedicato a questo argomento un intero capitolo rilevando che mentre alle donne comunque l’emotività viene tollerata agli uomini non viene perdonata e chi la mostra viene emarginato.  Questa caratteristica io preferisco spiegarla usando un esempio perchè molte volte il caso concreto risulta molto più chiaro di un approccio teorico.

In gioventù, facevo parte di una associazione ambientalista e come volontari andavamo nel mese di agosto a rinforzare le squadre antincendio che operavano nell’attuale parco del Cilento. Tra gli operai della comunità montana assunti in qualità di stagionali per lo spegnimento c’era un uomo che aveva la fobia del fuoco. Tutti gli altri lo tenevano a distanza anche se nessuno se la sentiva di operare affinchè perdesse il lavoro.  Quando si saliva sul fuoristrada che ci trasportava sul luogo dell’incendio nessuno voleva sedersi al suo fianco. Un giorno, un po’ infastidito da questo atteggiamento, decisi di sedermici io vicino a lui.  Non lo avessi mai fatto! Iniziò a pregare e a lamentarsi del fatto che saremmo tutti morti e cose simili. Dopo almeno mezz’ora ad ascoltare il “nostro necrologio” arrivammo sul luogo delle operazioni e ci trovammo di fronte un incendio senza particolari difficoltà e pochissimi punti critici e in un paio d’ore ne venimmo a capo ma è stato l’incendio che ho affrontato peggio in vita mia. Il mio desiderio, come quello degli altri era non aprire la strada alle emozioni ma  parlare di donne, calcio, barzellette o qualsiasi altro argomento neutro durante il tragitto, arrivare sul luogo dove operare, osservare razionalmente la situazione, stabilire il da farsi e svolgere il proprio compito tenendo alla larga le emozioni, cosa che a noi uomini riesce relativamente bene proprio in virtù del cervello a “compartimenti stagni”.  Una delle grandi paure condivisa da tutti era proprio trovarsi quella persona così spaventata dal fuoco a proteggergli le spalle appunto perchè ritenuto incapace di essere d’aiuto agli altri.

Nessun uomo vuole essere considerato l’anello debole del gruppo, quello inaffidabile e per questo ognuno cercherà sempre di non mostrarsi vulnerabile alle emozioni. Inoltre le emozioni negative come il panico sono contagiose e il gruppo cercherà di difendersi isolando gli emotivi.

Questo ovviamente non significa che le donne debbano nascondere tutte le emozioni, anche perchè un certa empatia verso gli altri viene in genere ben apprezzata, sono le emozioni relative a sè stessi che destano sospetto.

Un altro errore di valutazione delle donne, censito da Shaunti Feldhahn, consiste nel credere che comportamenti, generalmente ritenuti fastidiosi dal mondo maschile, tollerati in privato nel rapporto con la moglie o qualsiasi altra donna con cui si abbia un rapporto stretto siano ugualmente tollerati sul lavoro. Niente di più falso, un uomo ha già una moglie, il bis sul lavoro è troppo.

LUOGHI DI LAVORO SOLO FEMMINILI

Mi sono domandato come potrebbe funzionare un luogo di lavoro solo femminile. Attualmente esistono diversi luoghi di lavoro di questo tipo e si tratta di moltissime scuole elementari e medie dove dal dirigente alla bidella la presenza maschile non è minoritaria ,  è proprio inesistente o quasi. Ho inizialmente fatto una piccola indagine presso le mie conoscenze e poi ho esteso la cosa a vari gruppi facebook cercando proprio insegnanti donna delle elementari e medie.  Il piccolo campione ovviamente non è stato selezionato con criteri scientifici ma semplicemente con criteri casuali più che altro per sentire delle opinioni. Le risposte ricevute hanno evidenziato come la condizione non sia idilliaca. “le donne sanno come ferirti utilizzando un commento malevolo” è stata una risposta che formulata in modi diversi ho riscontrato più volte.  In realtà, da sempre le donne competono essenzialmente tra di loro anche aspramente. Da sempre la competizione è stata di tipo sessuale per la conquista e la conservazione del partner e di recente estesa pari pari all’ambito lavorativo. Il tipo di violenza che la donna predilige è quella indiretta basata anche sul  pettegolezzo, il commento malevolo e l’esclusione sociale, quindi non è neppure strano che i conflitti tra donne abbiano queste caratteristiche.

Il sabotaggio tra colleghe era un tema così ricorrente nei miei colloqui con delle professioniste che ho cominciato a chiedermi perchè non si siano condotte più ricerche empiriche su questo argomento (la maggioranza degli studi si occupa di scimpanzè, bambini o cosiddette culture primitive) – (Susan Pinker: il paradosso dei sessi)

Un’altra caratteristica maggiormente evidente nelle donne ed evidenziata in questa mia piccola ricerca personale è la tendenza a metterla sul personale, ovvero recepire una critica come rivolta alla propria persona piuttosto che al modo di svolgere un compito. Questo è un punto di conflitto notevole negli ambienti lavorativi misti. Gli uomini riescono più facilmente a dividere  il ruolo dalla persona, (anche in questo caso ciò e dovuto alla diversa organizzazione del cervello maschile strutturata a “camere stagne” rispetto a quella femminile dove le varie aree celebrali comunicano tra loro con maggiore facilità),  e non è raro che due uomini dopo aver avuto un diverbio sul lavoro poi vadano al bar insieme all’uscita.  Se una persona recepisce come attacchi personali le critiche lavorative demotiverà gli altri a porre rilievi al suo modo di operare con la conseguenza che azioni errate non vengano corrette e il lavoratore risulti poco efficace se non dannoso finendo per generare aspri contrasti in seguito tra i lavoratori stessi.  Interessante notare come questa differenza tra uomo e donna possa incrinare i rapporti di coppia. Se un uomo dice “la minestra è salata” generalmente vuol dire  semplicemente la minestra è salata, non si tratta di una critica alla partner in quanto tale e neppure alla sua cucina ma solo a quel piatto specifico.

LE DONNE E LA CARRIERA

Infine, alla domanda se preferissero un dirigente uomo, un dirigente donna o fosse indifferente le risposte del mio piccolo campione   si sono in  maggioranza orientate verso la preferenza di un dirigente uomo, addirittura una intervistata ha detto”c’è bisogno di un uomo come elemento di equilibrio”.  Il risultato non mi ha sorpreso più di tanto, un sondaggio fatto su 2000 donne ha evidenziato come due terzi delle intervistate preferissero un capo uomo, inoltre anche la psicologa Rocìo Gercìa-Retamero in una ricerca del 2006 ha verificato che le donne tendevano molto più degli uomini a discriminare le superiori di sesso femminile.

L’antropologa Elizabeth Cashdan ha confrontato il livello di testosterone nelle donne con il loro stato d’animo. Le donne con livelli di ormoni androgeni più alti erano anche più risolute, tenaci, soddisfatte di sè ed erano convinte di risultare molto simpatiche alle altre donne che partecipavano alla ricerca. Il dato curioso è che le altre le consideravano simpatiche quanto la sabbia negli slip.  L’antropologa spiega il fenomeno in un modo che trovo convincente. Una donna molto risoluta e competitiva è percepita istintivamente come un pericoloso concorrente nella sottile ma decisa competizione tra donne soprattutto perchè ad un livello di ormoni androgeni più elevato corrisponde un numero di partner sessuali superiori alla media e si sa, le donne non amano chi potrebbe sedurre il loro compagno. Viste le cose in questa ottica si capisce benissimo perchè le donne preferiscano più boicottare che concedere la leadership alle  femmine dominanti, (le cosiddette femmine alfa), e in particolare questo potrebbe spiegare  perchè evitino istintivamente di votarle.

Quindi le donne non gradiscono particolarmente un capo donna e gli uomini?

Mi è capitato spesso di conoscere donne in gamba, dotate di grande talento, che danneggiano la propria carriera perchè trattano gli uomini con cui lavorano come nessun uomo farebbe mai con uno del suo stesso sesso (Shaunti Feldhahn – perchè gli uomini fanno sesso con il lavoro e le donne se ne innamorano)

Shaunti Feldhahn dedica molto spazio a questo argomento spinoso, indicando molti dei modi sbagliati che le donne usano per interagire con gli uomini e consigliando correttivi. Ovviamente se le donne non amano un capo donna e gli uomini vengono trattati da un capo donna esattamente nel modo in cui un uomo si guarderebbe bene dal trattare un altro uomo allora è difficile fare carriera.

Nel 2006 le economiste Muriel Niederle e Lise Vesterlund si interrogarono sul perchè vi fossero così poche donne in posizioni dirigenziali e di leadership dove la competizione è diffusa. Con un intelligente esperimento verificarono che mentre gli uomini avevano altissime possibilità di scegliere modalità di competizione del tipo tutto o niente ovvero chi vince prende tutto e chi perde niente, al contrario le donne sceglievano modalità meno rischiose anche se meno remunerative. Le due studiose hanno verificato che ad essere sgradita era proprio la possibilità di perdere tutto in un colpo solo tipica di settori molto competitivi quali la politica o l’impresa.

In Italia c’è anche un altro problema, il nostro è un paese “gerontofilo” dove se non hai un numero notevole di anni non puoi ambire a posti importanti e a una certa età è più facile che una donna desideri fare la nonna piuttosto che raggiungere posizioni lavorative elevate.

PESO DELLA CARRIERA SCOLASTICA

Anche la dottoressa Pinker mette l’accento sul fatto che le donne conseguino risultati migliori nello studio rispetto agli uomini e cerca di capire come ciò non si rifletta nei dati occupazionali.  Questo è l’unico punto del suo splendido libro su cui esprimo alcune opinioni discordanti. L’errore di fondo, secondo me, è considerare la carriera scolastica come sovrapponibile alla carriera lavorativa. In realtà i criteri usati nelle università per valutare gli studenti agli esami sono diversi dai criteri usati per valutare un dipendente e ciò che era un vantaggio competitivo per uno studente non lo è per un lavoratore. Cerco di spiegare meglio questo concetto con un esempio. Io ho sempre avuto molta difficoltà a ricordare a memoria i teoremi. Per ovviare a questo problema imparavo a memoria il punto di partenza e di arrivo e i punti dove il genio dello scopritore aveva fatto la differenza e poi durante l’interrogazione ricostruivo il processo. E’ ovvio che il sistema non sia ottimale e si può prendere una strada sbagliata per poi correggersi e tornare indietro. Naturalmente le mie votazioni erano più basse di chi riusciva a ricordare bene il teorema a memoria senza mostrare incertezze e che quindi aveva un sensibile vantaggio competitivo rispetto a me. Nel mondo del lavoro questo vantaggio è azzerato, il “capo” si limita a dire fai questo lavoro in questo tempo, per chi ha  un dubbio è un attimo prendere il libro o fare una ricerca su internet.

«Quando leggo un curriculum non controllo necessariamente il voto di laurea e il tempo per conseguirla. La preparazione è fatta di tanti fattori. Magari c’è un candidato un po’ fuori corso che però ha fatto una importante esperienza di volontariato, che è stato all’estero, che ha ritardato perché nel frattempo ha avviato una piccola impresa » – Luisa Todini, la presidente dell’Associazione costruttori europei,

<<Meglio nessuna laurea e tanta buona volontà unita all’esperienza sul campo Un perito meccanico e un ragioniere hanno più senso di un laureato in Scienza della comunicazione. Ci vuole l’apprendistato, piuttosto che vegetare su corsi fantasiosi>> Federica Guidi, presidente dei Giovani di Confindustria

Anche in questo caso posso portare la mia piccola esperienza: tempo fa mi telefonò un ragazzo ,(uno di quelli col curriculum che viene buttato nel cestino direttamente dalla segretaria che lo riceve), per una questione relativa ad un suo amico cliente della nostra azienda. Dal breve colloquio telefonico ho intuito le sue potenzialità e l’ho fatto venire in sede in quanto cercavamo, neanche a farlo apposta, un tecnico capace di operare sui server. Mi ha convinto la sua passione per il sistema operativo linux e decisi di dargli fiducia facendolo assumere part-time.  Usando il bastone del, (questa è la tua ultima possibilità. Sfruttala! ) ,e la carota della considerazione e dell’incoraggiamento dopo soli due anni era diventato così bravo che fui io stesso a dirgli di trovare un’altra azienda perchè da noi non poteva più crescere ed ora lavora su progetti importanti in un gruppo dove è l’unico non laureato.

La  preparazione è solo un prerequisito, ma passione, dedizione, motivazione sono requisiti essenziali capaci veramente di fare la differenza.

Ovviamente con questo non voglio dire che una donna non abbia questi requisiti, semplicemente voglio far notare che i parametri di valutazione scolastici non sono sovrapponibili al mondo del lavoro anche se effettivamente gli uomini hanno due punti di forza. Innanzitutto la convinzione che saranno valutati dalla società e dalla compagna in virtù del loro successo professionale offre una fortissima motivazione aggiuntiva per cui se hanno delle capacità in un settore specifico e si trovano spalle al muro (come nel caso del ragazzo appena descritto) faranno miracoli mentre una donna ha sempre la seconda alternativa della realizzazione in famiglia. In genere è più facile che un uomo si iperspecializzi in un settore limitato verso cui nutre una profonda passione mentre una donna tende ad avere un atteggiamento più equilibrato. Susan Pinker porta l’esempio dei tornei di scarabeo, si tratta di un settore dove ci sono poche donne ai massimi livelli anche se le giocatrici sono circa la metà, (curiosamente la Pinker nota che si tratta della stessa proporzione nel settore lavorativo negli USA dove le donne sono il 5% dei livelli dirigenziali e il 45% della forza lavoro). Mentre è facile che un uomo appassionato impieghi il suo tempo libero per imparare a memoria centomila parole al solo scopo di vincere , una donna generalmente si domanderebbe a che pro?  Se però lo stesso atteggiamento viene applicato a cose come la conoscenza del sistema LINUX allora quel ragazzo diventerà un’autorità in quel limitatissimo settore.

CONCLUSIONI

Un tempo le società umane avevano bisogno di massimizzare la nascita di nuovi nati per poter avere mano d’opera, soldati e altre donne per produrre nuovi nati, basti pensare che fino a neppure 80 anni fa venivano premiate le famiglie numerose in Italia. Le macchine hanno reso inutile lo sforzo demografico e i progressi della medicina hanno praticamente annullato la mortalità infantile e innalzato la vita media creando il problema del sovraffollamento del pianeta. In questo scenario le risorse investite dalle donne e per le donne nella produzione massiva di figli sono diventate non solo inutili ma addirittura dannose.

Si è resa necessaria la più grande “riconversione industriale” della storia umana che sta spostando le donne dalla produzione massiva di figli alla produzione di beni e servizi. Ogni società evoluta ha bisogno di ridurre drasticamente ma non azzerare del tutto la propensione degli esseri umani a fare figli e soprattutto a integrare efficacemente il mondo femminile nel mondo del lavoro.

Questo processo è strutturale e quindi non legato a mode o convinzioni politiche ed ha visto racimolare errori e teorie errate spesso sponsorizzate in maniera ideologica. Come la rivoluzione Francese fu resa possibile dall’invenzione della polvere da sparo e dalla necessità di un cambiamento verso una organizzazione sociale più efficiente e in linea con le innovazioni tecnologiche ma fu cavalcata dagli estremismi irrazionali dei giacobini fino alla caduta di Robespierre così oggi una nuova generazione di studiose quali Susan Pinker , le psicologhe evoluzioniste, Shaunti Feldhahn ecc. hanno iniziato a ripulire il campo da teorie dimostratesi perdenti  affrontando i problemi in maniera pragmatica e le loro ricerche stanno offrendo moltissimi spunti per affrontare al meglio problemi che l’ideologia non può risolvere ma solo ingarbugliare ulteriormente.

L’organizzazione attuale del lavoro non è necessariamente immutabile ma funziona e quindi chi vuole cambiare ha l’onere di dimostrare che le innovazioni saranno realmente migliorative e non un salto nel vuoto. Shaunti Feldhahn ha documentato la disponibilità degli uomini a cambiare l’organizzazione a patto di avere solide dimostrazioni di efficacia, cosa che non si è sempre verificata e che comunque impone un surplus di impegno volto anche a smussare gli aspetti negativi del mondo femminile e valorizzare al contempo le sue peculiarità .

E’ fondamentale però non innamorarsi mai delle proprie idee perchè chi lo ha fatto nel migliore dei casi ha perso tempo e nel peggiore ha fatto uccidere milioni di persone. Ogni idea va studiata, provata , verificata e testata sul campo con esperienze pilota e senza mai mentire a sè stessi e agli altri.

Come ho già detto integrare le donne nel mondo del lavoro non è una scelta ma una necessità però bisogna comunque considerare  che uomini e donne hanno diverse priorità, esigenze ed aspettative e di questo bisogna tener conto.

Maggiori sono la stabilità economica e le protezioni legali offerte alle donne e minore è la probabilità che scelgano il percorso maschile standard. (Susan Pinker: il paradosso dei sessi)

Ettore Panella

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Bibliografia

Simon Baron-Cohen: Questione di cervello

Allan e Barbara Pease: perchè gli uomini sono fissati con il sesso… e le donne sognano l’amore?

Susan Pinker: il paradosso dei sessi

Shaunti Feldhahn – perchè gli uomini fanno sesso con il lavoro e le donne se ne innamorano

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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Ettore Panella

    Ti ringrazio per i tuoi commenti, in effetti non avevo mai pensato ai reparti di ostetricia – ginecologia quando ho cercato dei luoghi di lavoro prettamente femminili. Una mancanza di cui mi scuso, anche se molte scuole elementari e medie ormai non hanno più la presenza maschile in organico lavorativo mentre in questi reparti comunque ancora dei ginecologi uomini operano. E’ sicuramente immaginabile che si femminilizzino completamente fra qualche anno per cui potremo valutare meglio anche usando questi reparti l’interazione lavorativa tra donne

  2. Giorgia

    Nella mia ancora breve carririera ospedaliera ho notato che le donne ostacolano molto le nuove arrivate… mentre gli uomini sono piu disponibili a “perdere Tempo” con i nuovi arrivati. Ho notato anche che in reparti prettamente femminili (come l’ostetricia ove il personale infermieristico e ostetrico è prettamente femminile) l’armonia è difficile da raggiungere infatti molte Infermiere, nonostante siano affascinate dalla branca medica e dal reparto, rinunciano a lavorarci perche’ spesso il rapporto tra colleghe è ostile .

  3. Giorgia

    Anche mia mamma è un infermiera e chiedendo anche a lei mi ha raccontato degli episodi davvero sgradevoli, le colleghe “anziane” non solo nn le spiegavano le cose in anticipo ma addirittura la ostacolavano (mia madre è stata un soggetto per loro diciamo “pericoloso” in quanto molto preparata e con particolari doti manageriali, infatti ora è Caposala). Con gli uomini si lavora molto meglio, danno piu equilibrio e stabilita’ e sicuramente non scatta il “gioco” dell’invidia.

    Spero possa essere utile questo mio commento. 🙂

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