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Perchè tendenzialmente gli esseri umani scelgono il partner stabile nel proprio gruppo etnico ed in che modo la natura evita gli accoppiamenti tra parenti stretti?Come funziona  l’effetto scoperto da Westermarck.

 

 

Tendenzialmente noi esseri umani scegliamo tra le persone del nostro stesso gruppo etnico il partner con cui divideremo un pezzo importante della nostra vita e faremo dei figli.  A indirizzarci sarà il viso, o molto più probabilmente alcune caratteristiche del viso, quanto più queste saranno simili alle nostre tanto più tenderemo ad esserne attratti.  Va detto che noi scegliamo un partner stabile sulla base di diversi possibili criteri e priorità e quindi possiamo parlare di una tendenza radicata e non di un imperativo biologico.

Poiché una conseguenza di quanto detto sarebbe la tendenza ad accoppiarci tra fratelli e sorelle o genitori e figli visto che la probabilità di somiglianza è maggiore tra parenti stretti, la natura ha introdotto un effetto scoperto da Westermarck (e da lui prende il nome).   In pratica durante la convivenza tra due persone durante l’infanzia  si sviluppa una avversione di tipo sessuale che porterebbe ad escludersi come partner.  Secondo Westermarck l’avversione si sviluppa  indipendentemente dal fatto che i due soggetti siano parenti o meno, basta la convivenza, condizione tipica dei parenti stretti quali appunto i fratelli.

Come funzioni esattamente questo effetto è ancora oggetto di dibattito anche perchè potrebbe essere una stratificazione di diversi meccanismi biologici e immunologici succedutisi durante l’evoluzione dell’homo sapiens. Nel caso di due fratelli si pensa che giochino un ruolo fondamentale gli odori. In pratica il cervello di chi ha condiviso l’infanzia con altre persone riconoscerebbe istintivamente quegli odori spegnendo ogni accenno di passione. In effetti non è raro che un fratello ed una sorella separati alla nascita, (ad es. adottati da coppie diverse) tendano ad accoppiarsi se si incontrano e sono all’oscuro del loro grado di parentela.

Nel caso di genitori e figli sarebbero la vicinanza e il contatto con il neonato a permettere al cervello paterno o materno di svilupparsi creando tra le altre cose anche l’impossibilità di provare quella passione travolgente tipica degli innamorati.

In passato si è sempre ritenuto che fossero state le società umane a creare il tabù dell’incesto al fine di evitare le tare genetiche molto probabili nei figli di rapporti tra consanguinei e che quindi non esistesse una base biologica, una posizione che gode sempre meno credito anche se bisogna dire che i gruppi umani hanno sempre posto dei divieti all’ incesto, (sarebbe in realtà più corretto dire all’ inbreeding ovvero alla generazione di figli da rapporti incestuosi), includendo spesso anche i cugini tra i soggetti a cui vietare l’unione o limitarla fortemente, ad esempio nello Utah ci si può sposare tra cugini solo quando entrambi hanno raggiunto 65 anni di età e quindi quando lei è sicuramente in menopausa.   In questo caso abbiamo quindi un mirabile esempio di un effetto biologico che viene  potenziato dall’ambiente.

 

Una caratteristica interessante dell’incesto è che questo è sempre stato vietato alle persone normali ma non ai regnanti ai quale invece è permesso al fine di non creare pretendenti al trono al di fuori della dinastia, (tabù in realtà significa cosa riservata esclusivamente al re e quindi vietata agli altri ).

 

 

Perchè la natura ha scelto un sistema così farraginoso quando avrebbe potuto semplicemente utilizzare i feromoni per segnalare la parentela?

A prima vista il sistema non sembra affatto perfetto perchè capita abbastanza spesso nel caso di mancata convivenza (effetto biologico) e mancata informazione sul grado di parentela (effetto culturale) che un fratello e una sorella oppure un genitore e un figlio , (Edipo che si unisce alla madre o Smyrna che con l’inganno si accoppia con il padre devono essere  casi reali accaduti  in passato che hanno turbato a tal punto il sentire comune da entrare nel mito), provino attrazione e si uniscano. Perchè non usare un sistema sicuramente migliore quale il semplice riconoscimento genetico della parentela?  la risposta che mi sono dato è questa:
Il figlio di un tradimento potrebbe generare una attrazione con il genitore non biologico,(se c’è compatibilità genetica tra marito e moglie è molto probabile che il figlio abbia ereditato una configurazione ugualmente compatibile),  inoltre in passato era facile perdere i genitori vista l’alta mortalità ed essere adottati oppure nel caso di famiglie allargate i figli dei rispettivi genitori potrebbero provare attrazione tra di loro.  Se quindi era difficile che i fratelli e i loro genitori non convivessero i primi anni di vita era sicuramente molto più probabile il verificarsi dei casi appena descritti.

Questa risposta però  genera un’altra domanda:
ma che importa alla natura se elementi non consanguinei , una volta raggiunta la capacità di generare, si uniscano? In fondo il fatto che persone perfettamente compatibili geneticamente non si uniscano è uno spreco se guardiamo le cose con gli occhi della natura.

Ogni cosa ha degli effetti collaterali e quindi probabilmente questo prezzo da pagare è comunque minimo rispetto al vantaggio di non creare elementi di frizione all’interno della coppia e/o di permettere ai nuovi nati di crescere in un ambiente collaborativo e libero dai conflitti tipici della competizione sessuale.

 

L’incontro con l’ effetto Westermarck ha  messo in crisi la mia convizione che la natura persegua la massima varietà genetica costringendomi a confrontarmi con la seguente domanda:

 

perchè tendiamo a cercare il coniuge o comunque il genitore dei nostri figli nel nostro stesso gruppo etnico? Che ne è allora del fascino dello straniero?

 

In realtà se è vero che la massima diversità del sistema immunitario sia una cosa assolutamente utile da perseguire non è altrettanto vero per altre caratteristiche. Se un determinato gruppo etnico si è evoluto in un determinato ambiente potrebbe essere più importante preservarne le caratteristiche vincenti.

Un esempio abbastanza illuminante ce lo offre la cosiddetta intolleranza al latte.   Nei mammiferi il latte è un alimento utile solo prima dello svezzamento e qundi normalmente gli adulti perdono la capacità di digerirlo. Circa 7000 anni fa negli homo sapiens nord europei si è diffusa una mutazione genetica che ha permesso ad alcuni individui di non perdere la capacità di digerire il latte dando loro una eccezionale riserva alimentare a cui attingere in un ambiente estremamente povero, almeno in alcuni periodi dell’anno, di cibo.
Un figlio tra un nord europeo e un abitante di altre zone avrebbe potuto non ereditare la preziosa capacità di alimentarsi con latte animale e quindi avere uno svantaggio competitivo rispetto agli altri abitanti del Nord Europa, uno svantaggio che avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte come in effetti è accaduto visto che a riprodursi in quelle zone sono stati evidentemente solo gli individui dotati dell’enzima lattasi.

 

Oggi noi viviamo in ambienti artificiali con case climatizzate, abiti studiati per ogni tipo di clima e possiamo scegliere tra grandi scorte di cibo di varia natura. Pur potendo  tranquillamente sacrificare caratteristiche genetiche utili alla sopravvivenza in un ambiente ostile tendiamo ad agire come i nostri avi di qualche migliaio di anni fa perchè la natura sviluppa i suoi meccanismi su periodi molto lunghi in assenza di disastri.

 

Ettore Panella

 

Approfondimenti:

Il mio articolo è chiaramente divulgativo e quindi molto semplificato, per una panoramica esaustiva sull’effetto Westermarck consiglio l’ottimo articolo della dott.ssa Chiara Elena Castiglioni
https://rivistapsicoterapia.wordpress.com/2014/11/05/effetto-westermarck-ed-evitamento-dellincesto-chiara-elena-castiglioni/

 

nota

Il dipinto è di Giuseppe Bossi (Busto Arsizio 1777 – Milano 1815), e raffigura Edipo cieco che incontra le figlie.

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