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Cos’è l’ autoinganno e in che modo contribuisce a rendere più difficoltoso accorgersi dei problemi ma soprattutto perché contribuisce a rendere più rabbiose le separazioni.

Non è possibile comprendere il meccanismo dell’autoinganno, un meccanismo difensivo, senza aver ben chiaro come funziona l’attenzione.   Innanzitutto va osservato che i nostri sensi raccolgono  una massa enorme di informazioni ma purtroppo il nostro cervello non è in grado di gestirle tutte e deve fare una cernita, in pratica le aree “superiori” del nostro cervello scelgono quali dati tenere e quali scartare.

Per esempio, quando camminiamo per strada incontriamo almeno un centinaio di persone di cui non ricordiamo assolutamente nulla,neanche di averle incrociate,  mentre del tipo vestito in modo eccentrico, (che quindi avrà attirato l’attenzione ), ci ricorderemo.

Possiamo quindi paragonare l’attenzione alla lampada posizionata sul casco di un minatore che vaga nel buio delle gallerie sotterranee,  di tutto l’ambiente che lo circonda  vedrà solo le cose posizionate nella   porzione di spazio verso cui riuscirà a dirigere la sua piccola luce spostando la testa.
L’attenzione è proprio il  processo di selezione  dei dati e degli stimoli  che potranno entrare in memoria o che comunque verranno presi in considerazione, (le cose illuminate nel nostro esempio del minatore), mentre, al contrario, i dati scartati, (nel nostro esempio le cose situate nell’area non illuminata),  verranno persi.

Tra tutte le informazioni quelle a maggiore priorità sono quelle che segnalano un pericolo. Il cervello si concentra immediatamente su di loro escludendo ogni altra cosa e generando uno stato di allarme: l’ansia.     Se il pericolo percepito non può essere affrontato perchè ritenuto troppo grande per le nostre forze  o perchè non vogliamo prendere provvedimenti in quanto troppo dolorosi allora interviene l’autoinganno che crea un punto cieco ovvero impedisce all’attenzione di focalizzarsi su ciò che ci crea ansia guardando altrove.

Pensiamo ai genitori che non vedono i segni della droga sui figli e a cui sfuggono immancabilmente tutti quegli indizi che comunque vengono lasciati.
In pratica secondo Goleman l’autoinganno è un baratto in cui sacrifichiamo un po’ di attenzione per ottenere una riduzione dell’ansia.
Un baratto attenzione -ansia può essere un modo per salvaguardare la propria serenità quando non c’è modo di fare nulla, (pensiamo ai rischi di una possibile eruzione se vivi nei pressi di un vulcano attivo), ma ti toglie anche la volontà di fare qualcosa per cambiare rotta (pensiamo all’inquinamento) nei casi in cui l’apporto del singolo è insignificante ma l’apporto di tanti singoli messi insieme è risolutivo.

La seconda guerra mondiale ci offre l’occasione di vedere più volte l’autoinganno in azione, ad esempio i tedeschi non vollero mai prendere in considerazione la possibilità che Enigma, il proprio sistema di codifica delle informazioni militari, fosse stato decifrato dagli alleati andando incontro a molte perdite durante la guerra navale oppure per fare un esempio ancora più paradossale possiamo pensare alla reazione dei vertici militari russi quando una pattuglia di confine comunicò di essere stati il bersaglio di soldati tedeschi in avanzata e chiese cosa dovesse fare. La risposta del comando militare sovietico fu un :  “siete pazzi!”  Il desiderio di allontanare l’ansia di essere coinvolti in un conflitto di proporzioni enormi li aveva portati a convincersi, al di là di ogni evidenza,  che il patto con Hitler li salvaguardasse e che i tedeschi non avrebbero aperto un nuovo fronte senza aver prima chiuso il fronte occidentale .  Innanzi ad un evento inaspettato e che portava ansia  reagirono negandolo.

Come abbiamo visto, pur essendo un sistema difensivo, l’autoinganno può avere conseguenze disastrose quando nega il pericolo spingendo a ritardare o addirittura impedire di assumere le opportune contromisure.
Ad esempio non ascoltare il proprio sesto senso che ci dice di diffidare di quella persona con cui vogliamo fare affari oppure di non vedere quei segnali che ti dicono che il/la partner non è proprio cristallino/a solo per salvare un rapporto di cui si è codipendente ( o solo dipendente).
Il problema è che ad esempio chiudere un rapporto di cui si è codipendenti  non è facile, anzi! L’autoinganno permette di mantenere una relazione problematica invece di affrontare di petto i problemi portando o alla rottura o ad una relazione migliore.

Secondo la sociologa Hannah Arendt la miscela di autoinganno e libero arbitrio é ciò che ci permette di fare il male pienamente convinti di fare il bene. Pensiamo ad esempio ai molti operatori nei vari campi di concentramento creati nel secolo scorso, almeno una buona parte di loro svolgeva compiti riprovevoli perfettamente convinti di fare qualcosa di giusto e opportuno.

Interessante è anche il caso dell’autoinganno nella vita di coppia. In ogni relazione ci sono degli elementi di frizione, delle cose di noi che l’altro coniuge/partner non sopporta.  I conflitti che questi elementi di frizione generano creano ansia e il modo migliore per allontanare l’ansia senza mettere in crisi il rapporto è non vederli.  Io sono solito dire che mettiamo una tendina per coprire ciò che non sopportiamo. Spesso parliamo di piccole cose,  ad esempio un marito può sostenere con piena convinzione che la moglie non dica mai parolacce lasciando i presenti  perplessi perchè lei parla come uno scaricatore di porto oppure la moglie può non accorgersi che il marito mette i piedi sul tavolino.  Di esempi se ne potrebbero fare moltissimi ma il meccanismo è sempre identico, pur di evitare di andare in rotta di collisione con l’altro coniuge, specie se il motivo  del contendere non ammette una soluzione,  copriamo l’elemento di frizione con una “tendina” e non vediamo più quel comportamento verificarsi, (o meglio i nostri occhi vedono ma non vede la parte cosciente del nostro cervello).  Uno dei motivi che rendono le separazioni più “sanguinose” è da ricercarsi in questo meccanismo, una volta che con la separazione cade il patto di lealtà cadono all’improvviso anche tutte le tendine e vediamo improvvisamente tutte le cose che per anni non avevamo notato perchè le avevamo tenute fuori dalla nostra attenzione e questo genera rancore.

Ettore Panella

 

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nota:  il dipinto in immagine è di Vito Giarrizzo ed il suo titolo è: mosca cieca

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Lucio

    Può essere che autoinganno e ansia siano collegati direttamente ai “bisogni” ?
    Penso alla pubblicità che crea bisogni di prodotti basati sul fatto che possederli migliora la vita. Questo genera quell ‘ansia di possederli che porta all ‘acquisto di un prodotto che spesso si dimostra al di sotto delle aspettative. Per cui si scopre che l ‘ansia di possedere il prodotto era un inganno,
    perchè di fatto non migliora la vita così come la pubblicità affermava. O per come noi credevamo.
    Se ciò fosse così, allora tutto quello che genera ansia da bisogno indotto, avrebbe molte possibilità di generare autoinganno.
    Quindi la maggiorparte dei messaggi mediatici o culturali del nostro sistema potrebbero essere fonte di autoinganni, vista l ‘ansia che spesso generano.
    Può essere un punto di vista plausibile?

    1. Autore

      Così, a naso, la tua ipotesi non mi vede d’accordo anche se mi riservo di approfondire.
      Nell’autoinganno il cervello sceglie di non vedere , ad esempio il genitore potrebbe non vedere le tracce della droga nel figlio perchè l’ansia lo sommergerebbe.
      La pubblicità invece cerca di convincerci che un determinato prodotto va a dare risposta ad un nostro bisogno (la pubblicità non crea bisogni ma sfrutta quelli che già esistono) . Il bisogno sessuale è uno dei più forti e quindi desideriamo tutti essere piacenti (indipendentemente da se desideriamo un nuovo partner o meno) per cui la pubblicità tenterà di convincerci che con quel tipo di abbigliamento o quel profumo saremo irresistibili. Al massimo credo che si possa parlare di inganno ma non di autoinganno.

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