Uomini e donne risultano essere sostanzialmente diversi e questo crea molte incomprensioni. La donna è vista come rompiscatole, l’uomo è visto come insensibile o introverso. Cosa crea queste opinioni e soprattutto come approcciarsi al partner nel modo giusto?
UOMINI E DONNE RAGIONANO IN MODO DIVERSO
Anche il parlare molto, che per una donna potrebbe essere un modo per riflettere, un uomo può interpretarlo come un modo per non ragionare.
Sabrina a cui spiegai questa cosa mi scrisse:
Io non mi ero mai soffermata a riflettere su questo aspetto. Però pensandoci hai ragione e da quella riflessione ne ho tratto vero giovamento. Da quel momento, quando discuto con un uomo mi preoccupo di fornire informazioni utili alla soluzione del problema, non di risolvere la discussione nel lasso di tempo in cui si ha il chiarimento. Femminilmente lo trovo frustrante (odio andare a dormire senza avere una soluzione) ma mi impongo pazienza
I DIVERSI PIANI DELLA DISCUSSIONE: LE DONNE A VOLTE SEMBRANO ILLOGICHE
Gli uomini tendono ad essere molto concentrati sulla soluzione dei problemi. Per un uomo discutere significa che c’è un problema a cui bisogna trovare una soluzione. E’ raro che un uomo chieda consiglio ad un altro uomo ma se lo fa vuol dire che ha grande considerazione nella capacità di quella persona di aiutarlo. Può capitare benissimo che un uomo racconti cose anche molto intime ad un estraneo e non ad un amico qualora non ritenesse l’amico capace di aiutarlo per il problema specifico al contrario dell’estraneo, (cosa “inconcepibile” per una donna). Possiamo dire che gli uomini si mantengono sempre sul piano logico e che quando un uomo viene interpellato su un argomento da un altro uomo sa che deve aiutarlo a risolvere un problema e si sentirà onorato dall’essere stato riconosciuto competente per quanto riguarda quella specifica questione.
Le donne al contrario non hanno un unico piano di discussione, per la donna una discussione può essere un modo per trovare una soluzione come può essere un modo per esprimere una emozione o uno stato d’animo, (in genere gli uomini le emozioni le esprimono con le azioni – vedi articolo: L’ambivalenza femminile rispetto alle emozioni maschili) , per calmare lo stress, per sfogarsi o per creare / rafforzare una amicizia o relazione.
Provo a fare un esempio che sicuramente aiuta a capire più di tanti ragionamenti. Supponiamo che una donna viva sul lavoro una situazione conflittuale con una collega, in casa col marito vorrà parlare di ciò che la angustia, (forse sarebbe meglio dire sfogarsi) . Il marito percepirà la cosa come una richiesta di aiuto e ne sarà anche onorato per la fiducia quindi cercherà sul piano razionale la migliore soluzione.
Peccato che la donna in realtà non cercasse una soluzione ma volesse alleggerire il suo stress portando la discussione sul piano emotivo e non razionale. In questi casi andrebbero usati termini tipo: capisco come ti senti, comprendo il tuo stato d’animo … ma il marito userà ovviamente termini tipo: la soluzione è, secondo me dovresti … Purtroppo quando chi sta sul piano logico ascolta chi si tiene su quello emotivo sarà portato a pensare di avere di fronte una persona illogica. Magari qualche giorno dopo la donna tornerà alla carica e ripeterà per l’ennesima volta le stesse cose al marito che penserà cose simili:
- ma di questo non avevamo già discusso?
- La soluzione non l’avevamo già trovata?
- Non è più il momento di parlare ma quello di mettere in pratica la soluzione che ho/abbiamo trovato!
Come uomo anche io devo dire che su questo problema ci ho sbattuto la testa fino a quando non ho letto il lavoro di John Gray che proponeva un intelligente cambio di prospettiva. Nel caso in cui la donna porti la discussione sul piano emotivo l’uomo deve pensare: la soluzione è ascoltare. Non occorre cercare la soluzione perchè è ascoltare la soluzione. Facile a dirsi ma non proprio agevole a farsi; Quando capita che mia moglie si posizioni sul piano emotivo io mi condiziono a pensare “la soluzione è ascoltare” ma ogni tanto devo correre a riacchiappare il mio cervello che in automatico si va a mettere in modalità risolvi problema. Non è facile per un uomo ma con un po’ di buona volontà e allenamento ci si riesce, nel mio caso applicare il metodo di Gray ha portato molto giovamento e funziona.
DETTAGLI INUTILI
Questo è un aspetto che in realtà può rivelarsi molto più pernicioso sul lavoro che nella coppia. Le donne tendono a usare molti dettagli e a raccontare tutti i passaggi di ciò che si è fatto. Un uomo approccia alle cose in modo diverso, innanzitutto vuole conoscere gli aspetti significativi del problema in modo da stabilire se merita attenzione o meno e poi chiederà lui i dettagli qualora occorressero. Anche voler dettagliare su tutti i passaggi intermedi del lavoro svolto, (alcune volte per richiedere approvazione altre per esprimere la propria soddisfazione per un lavoro ben svolto), si scontra con il fatto che per gli uomini se sei arrivata a quel punto vuol dire che tutti i passaggi intermedi li hai sicuramente svolti correttamente. Se un uomo vuole verificare i passaggi intermedi farà delle richieste specifiche.
A CHE STAI PENSANDO : CERVELLO MASCHILE TENDE A CONCENTRARSI IN MODO ESCLUSIVO
Il cervello maschile crea con facilità compartimenti stagni. La tendenza maschile è concentrarsi su qualcosa, lavorarci in maniera approfondita e poi passare ad altro. La tendenza femminile al contrario è nel lavorare su più pensieri contemporaneamente. Secondo le ricerche di alcuni neuropsichiatri della university of Pennsylvania nel cervello maschile c’è più materia grigia (dove si formano i pensieri) mentre nelle donne c’è più materia bianca (necessaria per mettere in collegamento le diverse zone del cervello).
Ogni donna avrà ricevuto come consiglio dal suo uomo il classico “non pensarci”. Per un uomo è facile farlo ed è uno dei più grandi vantaggi del poter fare una cosa per volta ma al contrario per la grandissima maggioranza delle donne è impossibile terminare i pensieri molesti concentrandosi su altro.
Per un uomo è davvero angosciante seguire una donna che salta da un pensiero all’altro dando l’impressione di non pensare realmente mentre per una donna può essere limitante concentrarsi su una sola cosa per volta.
Un’altra domanda femminile che risulta essere molto fastidiosa per gli uomini è: “a che stai pensando?”.
Secondo i coniugi Allan e Barbara Pease gli uomini hanno una stanza del nulla dove non si generano pensieri da utilizzare per mettere a riposo il cervello. Come un tempo gli uomini di ritorno dalla caccia si sedevano a contemplare il fuoco così oggi fanno zapping selvaggio sdraiati sul divano. John Gray nel suo ultimo libro riconduce questa abitudine alla necessità di ricostituire le scorte di testosterone esaurite dalle attività sostenute nella giornata. Sempre secondo Gray le donne usano invece diversi metodi per rigenerare le loro scorte di ossitocina e tra questi parlare è uno dei sistemi più impiegati. Anche in questo caso vediamo una importante differenza, ovvero gli uomini riscostituiscono le loro scorte estraniandosi mentre al contrario le donne le ricostituiscono cercando una interazione.
Ovviamente come uomo anche io mi sono trovato ad affrontare più volte la fatidica domanda ed onestamente i primi tempi mi dava non poco fastidio se non altro perchè quando entro, (nel mio caso è spesso involontaria come condizione), in iperconcentrazione su un qualcosa che attira la mia curiosità questa domanda ha l’effetto di uno straccio passato sulle scritte in gesso su una lavagna. In seguito ho compreso che per una donna perdere il contatto emotivo col proprio partner genera quasi angoscia per cui quando ricevo questa richiesta di tornare in me cerco di salvare almeno gli elementi più rilevanti rimandando ad altra occasione la riflessione.
Le donne si lamentano del fatto che la risposta alla loro domanda sia: niente. Può essere vero, gli uomini possono riposare il cervello pensando a niente anche se nessuna donna mi crederà visto che per la maggior parte di loro è impossibile, (secondo Seligman l’incapacità di allontanare i pensieri molesti è alla base della maggiore tendenza femminile alla depressione). Può essere che un uomo abbia scacciato pensieri molesti concentrandosi su una cosa irrilevante ed anche in questo caso la risposta sarà niente oppure in caso di iperconcentrazione l’improvviso ritorno alla realtà gli avrà fatto dimenticare su cosa stava riflettendo oppure non si sbilancerà mai esternando pensieri e idee ancora non definiti.
PERCHÈ SI È DETERMINATA QUESTA DIFFERENZA?
Il cervello maschile viene plasmato in utero dove il testosterone riduce la crescita delle cellule di collegamento , (tra gli effetti collaterali che la dottoressa Brizendine cita nella cura con dosi di testosterone per le donne che hanno perso il desiderio sessuale c’è proprio una maggiore capacità di concentrazione), mentre gli estrogeni offrono alle donne una maggiore capacità nel multitasking, (capacità di fare più cose contemporaneamente).
Essendo io un convinto evoluzionista è per me naturale ritenere che se una caratteristica si è sviluppata è perchè fosse utile alla sopravvivenza. Nei tanti anni passati nei villaggi preistorici quando il patrimonio genetico umano si è definito uomini e donne facevano cose molto diverse. I gruppi maschili si muovevano in territori ostili e spesso poco conosciuti dove il pericolo era in agguato o dove bisognava sorprendere la preda. E’ sensato ritenere che muoversi in silenzio fosse una necessità. Tendere agguati alle prede richiede uno sforzo notevole di concentrazione escludendo ogni altro pensiero. Va considerato inoltre che in genere gli uomini fossero spesso esposti a pochi pericoli ma ad altissimo rischio e quindi si trovassero facilmente in situazioni dove un piccolo errore equivaleva a perdere la vita. Pensiamo ai duelli o alla lotta con delle fiere. Essere superconcentrati era spesso l’unica possibilità per restare vivi quando la differenza tra la vita e la morte si determina in meno di un secondo
Al contrario le donne hanno sempre vissuto in territori relativamente sicuri dove hanno allevato in maniera comunitaria i bambini e adempiuto a quelle funzioni storicamente riservate alle donne come la raccolta di vegetali, o la manutenzione ordinaria del villaggio.
In questo contesto ogni donna si è trovata ad affrontare molti pericoli ma a basso rischio, (guarda il bambino, macina il grano per la cena, attenta a non bruciare la cena …). Tutte le attività femminili venivano svolte spesso in gruppi di sole donne che non avevano alcuna necessità del silenzio e quindi le donne hanno basato le loro esigenze comunicative sulle parole al contrario degli uomini che danno alle azioni un ruolo più significativo. Detta molto banalmente le donne condividono parole gli uomini cose da fare in comune.
😆 è interessantissimo!!è proprio vero… e succede sempre tra me e il mio ragazzo!
Ettore… sono assolutamente senza parole.Ho letto e rivisto IN TUTTO E PER TUTTO la mia vita in quest interessante articolo.Grazie! Quantomeno per aver fatto capire alla mia compagna che, quanto dico io, non è solo frutto della mia invenzione… 😆 😀