Al momento stai visualizzando L’istituzione matrimonio è in crisi?
Ormai si registra da diverso tempo una disaffezione sempre più marcata verso il matrimonio a vantaggio di varie forme di convivenza e sempre più figli nascono al di fuori del matrimonio. Le cause sono diverse ma non può essere elusa la domanda se l’istituto del matrimonio sia ormai superato oppure abbia ancora senso. Proverò a dare una risposta ragionata a questo quesito sicuramente stimolante.

 

In genere si tende ad accomunare in un unico calderone la crisi del matrimonio con la crisi della famiglia. A mio parere si tratta di cose essenzialmente diverse anche se non completamente indipendenti l’una dall’altra. In questo articolo voglio concentrarmi esclusivamente sul matrimonio lasciando ad un eventuale secondo articolo la crisi dell’istituto della famiglia.

Il matrimonio può essere visto sotto diversi aspetti: scelta di vita, sacramento, istituzione. Mentre i primi due aspetti continuano ad avere una loro validità l’aspetto istituzione ha perso, secondo me, sostanzialmente le motivazioni che hanno reso il matrimonio uno degli istituti più comuni nelle società umane.

Perchè tutte le società umane hanno creato il matrimonio? Per rispondere a questa domanda vediamo quali sono le caratteristiche comuni che il matrimonio ha generalmente rispettato:

 

A) i figli nati dalla moglie durante il matrimonio sono attribuiti automaticamente al marito con tutti gli obblighi di assistenza che questo comporta;

B) i figli del marito nati da altre donne in assenza di vincolo matrimoniale non possono accampare diritti sui beni del padre;

C) Il matrimonio viene spesso celebrato attraverso grandi festeggiamenti e/o rituali.

 

Diverse società umane, tra cui quelle occidentali, hanno adottato la forma monogamica. Probabilmente una delle prime leggi “comuniste” dovute alla necessità di favorire la collaborazione tra uomini. Essendo il numero di donne pressoché simile a quello degli uomini è evidente che concedere più mogli ad alcuni uomini avrebbe impedito ad altri uomini di crearsi una famiglia.  Una situazione potenzialmente esplosiva capace di generare instabilità sociale ed un conflitto interno che crea competizione continua piuttosto che collaborazione.

Nelle società dove entrambe le famiglie degli sposi forniscono le risorse alla nuova coppia, (la famosa dote) il matrimonio tende ad essere indissolubile o comunque non facilmente annullabile. Nelle società poligamiche, dove il costo è interamente a carico dello sposo che versa alla famiglia della sposa un compenso, invece il marito può annullare il matrimonio molto più facilmente. Guardando le cose utilizzando i principi economici diviene molto facile capire il perché: se la famiglia della sposa impegna delle risorse non vuole certo vedere la figlia (a meno di colpe gravi) ripudiata. Nelle società poligamiche il marito ha versato alla famiglia della sposa un importante corrispettivo e quindi ripudiandola perderebbe lui l’intero capitale investito.

Ma limitiamoci a osservare le tre caratteristiche comuni in quasi tutti , se non tutti, i matrimoni nelle società umane.

 

La condizione A) si è resa necessaria sostanzialmente perché, come dicevano i latini, “Mater semper certa est, pater nunquam”. Legare attraverso una istituzione l’uomo alla donna è stato praticamente l’unico sistema possibile per dare certezza sulla paternità ai bambini che nascevano. Il sistema evidentemente non è per niente perfetto, prevede la fedeltà assoluta della donna perché altrimenti il marito si sarebbe trovato a dover investire le sue risorse,(ed in passato erano veramente scarse) nel mantenimento di figli non suoi a scapito di quelli realmente suoi.

La condizione C) in qualche modo è frutto di questa necessità, infatti i rituali molto elaborati a cui tutta la comunità in qualche modo veniva coinvolta (il passaggio dai piccoli villaggi alle grandi città ha reso impossibile questo rito collettivo e reso più importante l’introduzione di simboli quali la fede ad esempio) era un elemento di avviso agli altri maschi del gruppo che quella donna aveva contratto un vincolo ed in qualche modo impegnava il gruppo ad attivare il cosiddetto controllo sociale sulla fedeltà di lei.

Il controllo sociale risponde anche ad un’altra necessità vitale, se un uomo per essere certo della fedeltà della moglie (e quindi della paternità dei figli) avesse come unico scopo quello di controllarla perderebbe la possibilità di andare a caccia, in guerra o a lavorare diventando praticamente inutile. Per evitare questa prospettiva dannosissima il gruppo ha avocato a se questa responsabilità sottraendola al marito. E’ utile notare che le punizioni più dure rivolte alle adultere sono tipiche di popoli dove l’uomo deve allontanarsi per lunghi periodi, tipo i popoli di pastori come gli ebrei dove vigeva la lapidazione, mentre i popoli contadini dove marito e moglie vivevano e spesso lavoravano insieme avevano punizioni meno pesanti.

Storicamente il controllo sociale è stato esercitato dalle donne stesse. Ad una superficiale osservazione questo potrebbe sembrare un controsenso: cosa avrebbe impedito alle donne di coprirsi a vicenda?

Noteremo che in realtà un simile comportamento sarebbe stato controproducente proprio per le donne perché:

  • le madri e le sorelle del marito hanno tutto l’interesse che sua moglie sia fedele. Non ha senso infatti per una donna generare e quindi trasmettere i suoi geni ad un figlio maschio se poi lui non continua la staffetta a causa di una moglie adultera. La stessa esigenza è condivisa dalle sorelle che hanno in comune con i fratelli buona parte del patrimonio genetico. Non bisogna inoltre trascurare l’aspetto economico della questione, le risorse della famiglia e quelle dei figli maschi vengono condivise tra i nuovi nati e un intruso sottrarrebbe risorse ai componenti legittimi della famiglia compresi i figli delle sorelle e questo in tempi di grave penuria poteva fare la differenza tra la vita e la morte.     Il sistema patrilineare risponde a questa esigenza, la donna va nella famiglia dello sposo dove le altre donne non hanno alcun interesse a coprirla. Soprattutto in antichità erano presenti società matrilineari dove i figli sono a carico della famiglia materna ma obiettivamente questa forma di organizzazione non ha avuto molto successo probabilmente perché le motivazioni di un padre verso i propri figli sono maggiori di quelle di uno zio verso i nipoti;
  • se le donne del villaggio si fossero comportate in maniera infedele ovviamente lo avrebbero fatto con gli uomini del villaggio stesso o comunque questi avrebbero potuto facilmente, (nel caso di comportamento diffuso), saperlo e quindi essere motivati a disinteressarsi di tutti i figli (propri e non) con conseguenze drammatiche per la comunità. Va ricordato che alla donna veniva richiesto di generare quanti più figli possibili  per avere molta manodopera, soldati e altre donne per generare nuovi figli. Non bisogna inoltre dimenticare che le malattie e le carestie falcidiavano come mosche i bambini in tenera età. Essendo le donne praticamente sempre incinte e/o con un bimbo troppo piccolo di cui prendersi cura non avrebbero potuto svolgere le funzioni tipicamente maschili e per questo le sono stati sempre affidati compiti legati alla cura della casa e delle persone o comunque compiti compatibili con la maternità e quindi generalmente non avevano risorse proprie per allevare da sole i figli.

 

La caratteristica B) invece tutelava la moglie da eventuali figli avuti dal marito con altre donne. Se anche l’infedeltà del marito avesse potuto generare figli, questi non avrebbero potuto sottrarre risorse ai figli legittimi e la loro madre non avrebbe potuto richiedere alcuna tutela appunto perché il padre è sempre incerto.

Perché l’infedeltà maschile è stata in fondo tollerata? Essenzialmente perché, al contrario di quella femminile, non metteva direttamente in crisi il cardine stesso del matrimonio ovvero l’attribuzione automatica dei figli nati dalla moglie mentre il pericolo di utilizzo delle risorse del marito per i suoi figli illegittimi era scongiurato dalla condizione B. Inoltre in caso di moria della popolazione maschile dovuta per esempio a guerre di confine o, in caso di piccoli gruppi, ad incidenti gravi per esempio durante la caccia a grandi prede, comunque le vedove avrebbero potuto generare figli, magari meno tutelati ma sempre utili alla comunità.

Oggi le motivazioni che hanno reso per millenni il matrimonio un’istituzione indispensabile sono ancora valide?

La condizione A) è evidentemente stata superata dal test del DNA che rende inutile l’attribuzione automatica. La condizione B) è stata superata dalle leggi e dalla presenza del test del DNA per cui i figli illegittimi possono comunque veder riconosciuta la paternità ed aver accesso alle risorse del padre naturale in egual misura rispetto ai figli legittimi. Per quanto riguarda la condizione C) possiamo tranquillamente dire che l’utilizzo delle macchine ha reso il massiccio uso di manodopera inutile, l’eccessiva distruttività delle guerre ha ridotto l’esigenza di soldati e le armi sempre più sofisticate spingono verso soldati di qualità ed addestramento intenso piuttosto che alla quantità del loro numero ed infine la mortalità infantile è stata enormemente ridotta. Il minor bisogno di nuovi nati ha permesso l’utilizzo della contraccezione che altrimenti sarebbe stata vietata ed il test del DNA ha reso sostanzialmente inutile il controllo sociale, per questo lo Stato ha smesso di preoccuparsi della moralità dei costumi e si è tirato fuori. Attualmente l’infedeltà, da problema sociale è stato retrocesso a problema individuale.

A tutto questo va aggiunto un nuovo elemento non trascurabile, il minor bisogno di nuovi nati ha reso sostanzialmente improduttive le risorse investite sulle donne e dalle donne per generare figli e quindi c’è l’esigenza diffusa di spostare verso il mondo del lavoro le donne che quindi possono disporre di risorse economiche proprie e non più dipendere dal marito.

Da quanto detto scomparirà il matrimonio come istituzione?

Probabilmente si! Le ragioni che hanno spinto praticamente tutte le società umane a creare questo istituto sono venute meno nel mondo industrializzato. Ci sarà un lungo periodo di transizione e continui aggiustamenti ma alla fine nel migliore dei casi verrà drasticamente cambiato se non addirittura cancellato. Dipenderà tutto da come le società del futuro decideranno di gestire i nuovi nati. La fantascienza ci propone diverse opzioni, non tutte belle ma sicuramente possibili. Una società dove i nuovi nati vengano generati in uteri artificiali e allevati in maniera collettiva non avrà bisogno di alcun istituto che regoli il rapporto tra madre, padre e figli.

Per quanto riguarda la convivenza tra uomini e donne o comunque tra individui io credo che alla fine si finirà per creare più istituti diversificati o più efficientemente si darà una certa copertura legale a dei contratti privati.

Ettore Panella

 

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Dal vocabolario  — Istituto: ogni istituzione, pubblica o privata, organizzata per raggiungere determinati fini

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