Si tratta di una domanda che ha sempre segnato la vita degli esseri umani. Una solida teoria scientifica sembra offrirci una risposta affermativa.
Tutti i fenomeni fisici del nostro universo sono deterministici ovvero ad ogni causa corrisponde un effetto o meglio sono deterministici a livello macroscopico. Giusto per fare un esempio: se scaglio una freccia e conosco i dati essenziali tipo l’angolo, la direzione ecc. posso calcolare in anticipo se colpirò o meno il bersaglio.
A livello microscopico ciò non vale e non è possibile conoscere a priori il risultato di un certo esperimento ma solo se un risultato sia più probabile di altri. Schrodinger, citato spesso, ha spiegato la cosa con il famoso gatto nella scatola, per sapere se è vivo o morto devi aprire la scatola, fuor di metafora pur conoscendo tutti i dati non puoi predire il risultato dell’esperimento.
Ma come è possibile che il nostro universo sia deterministico a livello macroscopico e probabilistico a livello microscopico? La cosa appare sostanzialmente illogica e diversi scienziati hanno cercato di indagare questa incongruenza. Tra questi Michael Hall, Howard Wiseman e Dirk Andrè Deckert hanno elaborato una teoria che trasformerebbe in deterministici anche i fenomeni microscopici.
Hanno supposto che esistano diversi universi paralleli che condividono lo stesso spazio, le leggi fisiche tradizionali e lo stesso tempo ma non la stessa materia.
Le particelle possono quindi interagire solo con quelle appartenenti allo stesso universo ma non con quelle appartenenti ad altri universi paralleli. Se una particella del nostro universo si viene a trovare allo stesso istante nella stessa posizione di una particella di un altro universo parallelo allora le due particelle si respingono. In pratica le due particelle cambiano la loro posizione in maniera deterministica ma noi non possiamo saperlo perché vediamo solo la particella del nostro universo e il suo comportamento ci appare incomprensibile.
Gli scienziati hanno rielaborato al computer l’esperimento dell’interferenza di una particella che attraversa una doppia fenditura e hanno scoperto che ipotizzando l’esistenza di 41 universi paralleli i risultati dell’esperimento diventano deterministici ovvero la posizione assunta dalla particella all’uscita della doppia fenditura può essere determinata a priori.
Improvvisamente la stanza dove mi trovo comincia a sembrarmi affollata da tizi di altri universi ma fortunatamente le barriere non sono superabili e quindi ognuno conserva la sua privacy.
Proviamo ora a confrontare ciò che tradizionalmente ci è stato tramandato sull’aldilà con quanto teorizzato dai tre scienziati.
L’anima ci è sempre stata descritta come un principio vitale immateriale, finché è incarnata è vincolata nel nostro universo ma con la morte può varcare il confine. La cosa è perfettamente compatibile con la teoria in esame in quanto solo la materia del nostro universo è confinata nel nostro universo.
Curiosamente Dante ha racchiuso il suo mondo ultraterreno in 41 diversi luoghi di soggiorno per le anime ( 25 tra antinferno, gironi e bolge l’inferno, 7 cornici il purgatorio, 9 cieli il paradiso).
In pratica 41 aldilà esisterebbero se la teoria enunciata venisse accettata e il comportamento che tradizionalmente è stato attribuito al principio chiamato anima è perfettamente compatibile con quanto teorizzato da Michael Hall, Howard Wiseman e Dirk Andrè Deckert. Certo nessuno ha dimostrato che ad accogliere le anime ci sia un tizio con la barba bianca e neppure che l’anima esista però è sicuramente curioso notare quanto la tradizione si sia avvicinata ad una teoria scientifica con solide basi.
Ettore Panella
note
L’immagine associata all’articolo è un dipinto Giuseppe Frascheri dal titolo: Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca