Al momento stai visualizzando Perchè il diritto di voto ha poco fascino?

Per quale motivo il diritto di voto esteso a fasce di popolazione abbastanza ampie  è sempre stato una eccezione nella storia e anche i popoli che hanno sperimentato forme di democrazia alla fine se ne sono sbarazzati?  L’occidente sta vivendo una situazione simile? I partiti di élite stanno conquistando terreno sui partiti di massa? Perchè l’Italia sta abbandonando la democrazia?

 

 

Contrariamente a quanto in molti credono il diritto di voto nella storia è stato una eccezione e non una consuetudine.  L’idea che ci è stata tramandata a scuola, almeno ai miei tempi, parla di masse oppresse a cui i tiranni impedivano di esercitare il diritto di voto e queste masse di ciò soffrivano. 

Siamo proprio sicuri che le cose siano andate così?

E se invece buona parte dei popoli fossero stati ben felici di rinunciare al proprio diritto di voto?

Su come il diritto di voto esteso a fasce ampie di popolazione si sia affermato in alcune civiltà complesse e di conseguenza si sia determinata una qualche forma di democrazia c’è una sostanziale concordia ed è legata alla leva obbligatoria. Quando al cittadino veniva chiesto di abbandonare le sue attività e combattere questi aveva la tendenza a voler anche avere voce in capitolo sulle scelte e non solo il dovere di morire o restare mutilato.  In un certo senso il diritto di voto rappresentava l’impegno di mettere la propria spada al servizio del governo e della comunità.  Se guardiamo ad alcuni casi emblematici quali ad esempio le polis greche vediamo che un anno si e l’altro pure i cittadini dotati di diritti civili lasciavano le proprie occupazioni  per rischiare la vita in uno dei tanti conflitti che le litigiose città stato intraprendevano. Nessuno veniva escluso, giusto per fare qualche esempio Socrate combattè nella battaglia di Delio (424 a.C.), Eschilo a Maratona e addirittura Epaminonda, lo stratega passato alla storia come l”unico vincitore della potenza spartana, era un semplice letterato e non un militare che combattè come semplice oplita nella battaglia di Mantinea.

Insomma il diritto di voto ed i diritti civili prevedevano una contropartita tutt’altro che piacevole.

Interessante è il confronto dei greci con i persiani il cui modello era totalmente diverso. L’impero persiano era formato da popolazioni che avevano ceduto la loro autonomia al re e questo si occupava dell’esercito che veniva impegnato in guerre di confine lasciando prosperare le terre interne non coinvolte nei conflitti.  Democrazia e conflitti continui da un lato, assolutismo e pace interna dall’altro.

Pensateci un attimo, se vi avessero proposto di rinunciare al diritto di voto per sempre pur di evitare l’anno di servizio militare obbligatorio voi non avreste accettato? Io si! Non ci avrei pensato due volte.

La parabola della repubblica romana è un altro utile caso da studiare.   Il processo di formazione della potenza romana segue più o meno lo stesso criterio. La potenza militare di Roma era schiacciante rispetto a quella degli altri popoli del Lazio e quindi ognuno di questi strinse trattati di alleanza sia per non subire più aggressioni dalla città eterna sia per avere un aiuto militare in caso di conflitti ai confini dei propri territori.  Sempre più popoli per evitare di trovarsi scoperti  stipulavano trattati di alleanza con Roma e questo creava un effetto collaterale importante: un alleato dell’Urbe ovviamente non poteva fare guerra ad un altro alleato e quindi improvvisamente i campi non venivano più devastati dalle guerre continue e non venivano abbandonati dai contadini/soldati ma creavano ricchezza e prosperità, cosa apprezzata dai più.

La forza delle legioni romane era data dai piccoli proprietari terrieri il cui godimento dei diritti civili implicava il servizio militare.  Le continue guerre avevano decimato e impoverito quella che a pieno titolo rappresentava la colonna vertebrale della potenza romana e Caio Mario si vide costretto ad arruolare anche i poveri che venivano coinvolti non dal dovere, ma dal reddito che i generali assicuravano loro specie con i saccheggi e la distribuzione di terre conquistate.  Un passaggio importante questo dal soldato di leva al soldato di professione che implica la perdita della fedeltà allo Stato da cui in fondo riceve poco e un legame stretto con il comandante dalle cui fortune dipendono le sue.  Una cosa importante da notare è la disparità di efficacia del soldato di mestiere duramente addestrato rispetto al soldato cittadino che abbandona le sue occupazioni per adempiere agli obblighi imposti.  Le continue guerre civili della tarda repubblica stremano gli abitanti dei territori romani che accolgono con grande sollievo la nascita dell’Impero con la sua pace interna.  I romani si dedicheranno alle loro attività in santa pace cedendo sempre più  potere agli ìmperatori che armeranno e gestiranno a loro discrezione un esercito di professionisti.
Se volessimo forzare la visione in uno schema potremmo vedere la storia come un confronto tra  partiti d’élite contrapposti a dei partiti di “massa”  dove nei primi ci sono le élites militari e quelli che hanno ricchezze tali da poter armare un proprio esercito e nei secondi chi mette la sua spada al servizio della causa comune.  Userò in questo articolo la parola partiti dandole un senso molto generale, non solo strutture organizzate ma anche insiemi di persone o interessi non necessariamente organizzati.

Tra alti e bassi e variazioni sul tema le élites economiche e militari conquistano sempre più terreno  fino alla rivoluzione francese dove all’improvviso i partiti di massa vivono un momento di gloria nel vecchio continente.
Cosa è cambiato?
L’errore a cui siamo stati indotti a scuola da libri di testo un po’ approssimativi è stato di considerare i nobili una specie di parassiti rammolliti mentre al contrario erano una casta militare.
Anche prima della rivoluzione francese c’erano state delle rivolte di contadini ma questi non potevano competere contro la cavalleria pesante composta da nobili e venivano puntualmente massacrati.

Le armi da fuoco cambiarono tutto. Un contadino con meno di quindici giorni di addestramento poteva facilmente abbattere un cavaliere con una decina di anni di addestramento, una situazione ripresa in un film dove Indiana Jones con un colpo di pistola uccide senza scomporsi un nomade che si esibiva in complicate figure con la scimitarra.  

Improvvisamente la differenza di efficacia tra il soldato di leva e il soldato di mestiere crolla ponendo i presupposti  affinchè i partiti di massa potessero  emergere.

 

Lo scontro a questo punto si focalizza su chi avesse diritto al voto, i partiti di élite cercavano di restringere la base elettorale mentre i partiti di massa spingevano per allargarla quanto più possibile, (un partito di massa senza massa non vale nulla, ha bisogno della massa come noi dell’aria).
Fermandoci alla storia italiana non possiamo non notare che la leva obbligatoria estesa a tutto il regno d’Italia, (nel 1860), precede di poche decine di anni il suffragio universale maschile, (nel 1912), e questo, oltre ad essere la prova di un successo dei partiti di massa nel loro braccio di ferro con i partiti di élite, ci fa sospettare che anche in questo caso se chiedi a qualcuno di morire gratis per te poi qualche diritto civile devi riconoscerglielo.
L’ottocento e più ancora il novecento vede i vari paesi Europei seguire diverse strade ma c’è un dato di fatto inconfutabile, i partiti di élite cedono terreno a favore dei partiti di massa che spingono ovviamente per ampliare la base elettorale e ottengono la loro definitiva affermazione quando estendono il diritto di voto anche alle donne (in Italia nel 1945, se escludiamo la parentesi fascista (1928-1945) dove parlare di elezioni sarebbe grottesco solo meno di venti anno dopo) .

Attenzione! Il fatto che le donne abbiano avuto il diritto di voto senza essere obbligate a prestare il servizio militare , al contrario degli uomini, non confuta la tesi di partenza ma è il frutto di un disallineamento involontario dovuto alla tradizione che invece voleva le donne escluse dai conflitti per preservare la loro capacità riproduttiva. Un disallineamento che resterà per poco, solo cinquantanove anni circa fino al 2004 quando la leva obbligatoria maschile viene abolita. (vedi articolo: perchè le donne non hanno fatto la guerra?)

 

A partire dal 2004 quindi si è verificata una situazione nuova in Italia, per la prima volta nella storia del nostro Paese il diritto di voto non è legato ad alcun obbligo, nè militare (i soldati sono professionisti) nè economico (anche chi è troppo povero per pagare le tasse vota).

 Come al solito nulla è eterno, i partiti di élite messi in un angolo hanno cominciato a ritagliarsi spazi sempre più ampi in economia anche grazie alla novità della telematica che permette di spostare masse enormi di soldi con due click da un continente all’altro, un settore che i partiti di massa con la loro pesantezza non riescono obiettivamente più a gestire e neppure a controllare lasciando molti spazi vuoti e si sa, in natura i vuoti che lasci vengono sempre riempiti da altri.

Continuando il nostro parallelo con il mondo militare notiamo sia l’affermarsi di eserciti di professionisti con addirittura il ritorno in auge di figure professionali svincolate dagli eserciti nazionali sia un sempre maggior divario tra il soldato di leva e il soldato pesantemente addestrato e quindi in grado di usare il complicato armamentario tecnico di cui dispone, una differenza addirittura superiore a quella che nel medioevo separava il contadino armato di una pertica con una falce legata alla punta ed un cavaliere dotato di armatura e cavallo da guerra.

Una situazione generalizzata che stiamo osservando è la continua conquista dei partiti di élite (pensiamo alla finanza) di posizioni importanti in campi diversi dalle istituzioni dove al momento i partiti di massa sembrano riuscire a conservare il  monopolio sia pur sempre più svuotato di sostanza.

L’Italia da sempre rappresenta un laboratorio importante e tra i paesi occidentali è quello che ha un processo più avanzato di passaggio dalla democrazia a forme di governo diverse, nel nostro caso siamo in transizione verso la signoria. Il nostro sistema elettorale infatti  permette al capo di una fazione di scegliere i suoi parlamentari togliendo questo potere al popolo e determinando quindi lo spostamento del potere di nomina dalle strade alle “corti”.  Rispetto al passato, in questo momento, abbiamo però il vantaggio che il signore non viene determinato da una guerra civile o da intrighi di corte, (su questo però non ci metterei la mano sul fuoco), ma da una elezione.
Da un punto di vista “romantico” resto affezionato alla democrazia ma per onestà intellettuale devo precisare che ogni sistema ha i suoi pregi e i suoi difetti. Un sistema in sé non è una garanzia di prosperità. Magari lo fosse! La nostra vita sarebbe più semplice.
La signoria ci ha dato sia Lorenzo il Magnifico che Cesare Borgia e la democrazia ci ha dato sia Pericle che Alcibiade.

Il cambio della forma di governo è solo un fenomeno  italiano o l’Italia è solo la punta dell’iceberg?   Quanto i partiti di massa stiano arretrando e quanto i partiti di élite stiano avanzando è una interessante domanda come è interessante domandarci quando il cambio dei rapporti di forza tra questi due grandi competitori determirà anche  un cambio della forma di governo nelle nazioni occidentali.

 

 Ettore Panella

 

 

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