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Perchè il termine uomo indica sia l'intera umanità che il sesso maschile?

Si tratta di un interessante quesito, in latino si usava vir mentre homo indicava l’umanità. Perchè in italiano il termine uomo indica sia l’intera umanità che il sesso maschile?

Da vir a uomo

Innanzitutto l’uso di homo al posto di vir ha origini antiche,   il problema viene posto in un documento ufficiale  durante il sinodo di  Mâcon (585 d.C.) citato nella Historia Francorum scritta da san Gregorio di Tours.

Un vescovo pone il problema dell’uso di homo in quanto identificava solo i maschi e non l’intera umanità, per comprendere anche le femmine si sarebbe dovuto usare anche il termine mulier o femina.  All’obiezione gli altri presenti fecero notare che in latino classico (la lingua della chiesa) homo identifica l’intera umanità e fecero l’esempio per eccellenza, Gesù si definiva figlio dell’uomo. Una simile definizione sarebbe stata senza senso visto che fu generato solo dalla Madonna, (Dio ci mise invece la parte maschile),  e va quindi interpretata correttamente come figlio dell’umanità ovvero Dio incarnato.
A questo dilemma grammaticale sembrerebbe risalire la bufala creata dai calvinisti e ripresa spesso dagli ambienti vicini all’ideologia guerrasessista secondo cui la chiesa non avesse riconosciuto l’anima alle donne per tutto il medioevo.  (vedi nota 1 dove la questione è trattata).

L’uso di homo al posto di vir è quindi un uso popolare e diffuso che però ci mette molto a radicarsi presso le classi colte ed infatti Dante  ha usato sia  viri sia uomini, (oppure al singolare omo), in realtà nella Divina Commedia usa il termine viri una volta “d’infanti e di femmine e di viri.” forse più per questioni di metrica ma questo attesta che il termine non fosse già estinto.  Prima di affrontare la questione vediamo un caso molto simile che rende evidente il meccanismo.

Perchè in italiano usiamo la parola testa per indicare la parta alta del corpo umano?

In latino testa significa vaso di coccio mentre caput è il termine che indica la parte superiore del corpo umano.  Nella parlata della mia regione si usa ancora o’ tieste per indicare il vaso di coccio e a’ capa per indicare la “testa”.
Evidentemente in Toscana hanno cominciato a prendere in giro qualcuno utilizzando il termine relativo al vaso di terracotta per indicare la “testa” sottintendendo che la avesse “de coccio”. A furia di usare la battuta, (ripetizione frequente), si è perso il ricordo del motivo ma il suo uso è diventato stabile.

Cosa ha determinato l’uso di uomo per indicare il sesso maschile?

Capita talvolta di sentir dire da una donna:  “non sei un uomo, sei un maschio”.  Si tratta ovviamente di una frase manipolatoria volta a far fare a qualcuno una cosa che non farebbe di suo se non per dimostrarsi degno del titolo.  In grande la stessa manipolazione è stata usata, (e viene usata tuttora), dalle società umane.  Se ci pensiamo bene perché un uomo dovrebbe restare fermo a sostenere una carica di cavalleria invece di fare la cosa più saggia per lui ovvero dileguarsi?  A tenerlo fermo sarà il desiderio di somigliare al suo modello.   La forza di questa attività manipolatoria la possiamo vedere in tutta la sua potenza presso gli scavi di Ercolano dove al riparo, all’interno di solide strutture, sono stati trovati in stragrande maggioranza gli scheletri di donne e bambini mentre all’esterno di questi ambienti e quindi sotto la pioggia di lapilli infuocati solo scheletri maschili.

In effetti vir è un insieme di virtù molto difficili da raggiungere per cui è più facile, per umiltà oppure per canzonatura o obbligo, definirsi o essere definito homo, quindi non come il modello di virtù in battaglia e fuori ma come semplice essere umano.

L’uso diffuso prima presso le classi popolari rende evidente il meccanismo.  I servi non potevano ambire ad essere definiti vir, titolo sempre più appannaggio dei nobili,  e quindi venivano retrocessi , o si retrocedevano, a semplici esseri umani.  Homini viene anche usato per definire i fanti, ruolo ricoperto nell’alto medioevo da persone di basso lignaggio.

Nel tempo il continuo usare homo al posto di vir ha fatto sì che divenisse il termine di riferimento esattamente come avvenuto con testa con l’unica differenza che le società umane avevano sempre bisogno di affermare un modello di uomo capace di condizionare l’operato della popolazione maschile e quindi su uomo si è travasato tutti i significati un tempo attribuiti a vir

Recita un aforisma:”una donna è una donna fino al giorno in cui muore. Un uomo è un uomo solo finché ci riesce.” In questa frase è racchiusa la difficoltà di essere considerati uomini e il fardello di impegni tutt’altro che piacevoli che ciò nella storia ha comportato.  L’essere uomo rappresenta una asticella molto alta da saltare, un insieme di virtù difficili da raggiungere al punto che ogni maschio ha pudore a definirsi uomo preferendo addirittura definirsi un ragazzo anche a quarant’anni con effetti ridicoli.
Non si nasce uomini ma lo si diventa ed è una qualifica che si perde facilmente, è questo il mantra che ogni nato maschio apprende fin dalla nascita, il problema vero è che non esiste un termine di ripiego come poteva essere homo nell’antichità e l’attuale “ragazzo” usato in tarda età ha effetti ridicoli.

Da domina a donna

Diversa è la genesi del termine donna che deriva da domina attraverso la contrazione domna. In questo caso il passaggio è inverso, mentre da vir a homo c’è un declassamento nel caso di donna c’è una “promozione” in quanto  il titolo di domina viene esteso a tutte le femmine umane indipendentemente da se fossero contesse o lavandaie.

Ettore Panella

 

nota 1
https://initaliano.wordpress.com/…/10/04/sinodi-e-concili/

 

 

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