La depressione è uno dei problemi emergenti della società occidentale, una sfida da non sottovalutare e soprattutto vincere. Martin E.P. Seligman nel suo bellissimo libro “imparare l’ottimismo” offre una via di uscita alla portata di tutti.
Venti anni di studio sulla depressione condotti da Martin E.P. Seligman sono stati racchiusi nel suo pregevole libro “imparare l’ottimismo”, una lettura che consiglio vivamente a tutti perché la depressione si sta rivelando una vera e propria emergenza nel mondo occidentale e chiunque, direttamente o indirettamente ne è venuto o ne verrà a contatto.
Più o meno ognuno di noi ha avuto esperienza della depressione e sa come essa può danneggiare la qualità della vita. Per alcuni è un’esperienza rara, che sopraggiunge solo quando gran parte delle speranze più positive collassa in una sola volta. Per molti altri è uno stato più familiare che affligge dopo ogni sconfitta. Per altri ancora è una fedele compagna che priva della gioia di vivere anche nei tempi migliori e getta le tenebre sui momenti più difficili. (Martin E.P.Seligman)
Secondo Freud non è possibile uscire facilmente dalla depressione perché essa è il frutto di conflitti infantili irrisolti che vanno indagati e spezzati con la psicoterapia. Elemento cardine della teoria freudiana è la rabbia inconscia che il depresso nutre verso sé stesso e la malattia non sarebbe altro che una autopunizione.
Molto acuta, ovviamente a mio giudizio, è la critica a questo approccio portata da Martin E.P. Seligman
“…essa [la psicoterapia]è contraria al buon senso. Costringe la vittima ad anni di colloquio unidirezionale sul suo oscuro e lontano passato per superare un problema che in genere sarebbe scomparso dopo pochi mesi. In più del 90% dei casi la depressione è episodica: va e viene. Gli episodi durano da 3 a 12 mesi… la teoria psicoanalitica si è rivelata inefficace per la depressione”
Sempre secondo Seligman Un effetto indesiderato di questo approccio psicoanalitico è far focalizzare il malato sulle sue emozioni negative rendendo più profondo lo stato depressivo.
Alla teoria psicoanalitica si è aggiunta quella biomedica secondo cui in realtà la depressione sarebbe dovuta ad un malfunzionamento del cervello e che quindi vada curata essenzialmente con i farmaci.
Sempre secondo Seligman è vero che le forme più gravi di depressione possono essere curate efficacemente con i farmaci ma non è affatto detto che questi siano efficaci nel caso delle depressioni meno gravi. Va anche osservato che la sospensione dei farmaci vede ricomparire i sintomi della depressione e che quindi questa strada, ammesso sia sempre efficace, comunque non è definitiva.
La depressione si manifesta in tre forme.
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depressione normale: si tratta di una reazione comune ad eventi negativi. Giusto per fare un esempio chi è stato lasciato dalla persona amata vive un periodo di tristezza, pensa che la sua vita amorosa sia finita, che non troverà mai un’altra persona come quella che lo ha abbandonato. Non vuole uscire, non prova più piacere nelle cose che un tempo lo appassionavano. Fortunatamente dopo un primo periodo nero si inizia a stare meglio e si torna a vivere come prima se non meglio.
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Depressione unipolare: mentre la depressione normale è considerato uno stato di demoralizzazione la depressione unipolare è considerato uno stato patologico. Secondo Seligman si tratta dello stesso disturbo la cui unica differenza è la gravità dei sintomi.
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Depressione bipolare o depressione maniacale: in questo caso è presente la mania ovvero dei sintomi che appaiono in contrasto con la depressione tipo euforia e senso di onnipotenza. Questo tipo di depressione presenta una maggiore predisposizione ereditaria rispetto alle altre due e risponde bene ai farmaci.
Temkin Beck partì dalla constatazione che i depressi pensino cose molto negative su se stessi e vedano il il loro futuro a tinte nere per arrivare alla conclusione che quello che appariva come un sintomo (il pensiero negativo) fosse in realtà la malattia stessa. Questo è stato un approccio rivoluzionario che ha portato alla terapia cognitiva il cui scopo è cambiare il modo in cui il depresso pensa alla sconfitta, al fallimento, all’impotenza.
“Il modo in cui pensi ai tuoi problemi può mitigare la depressione o aggravarla. Un fallimento o una sconfitta possono farti sentire impotente, ma l’impotenza appresa produrrà soltanto sintomi temporanei di depressione, a meno che tu non abbia uno stile esplicativo pessimistico. Se è così, un fallimento o una sconfitta possono farti cadere in un grave stato depressivo. Se invece il tuo stile esplicativo è ottimistico, la depressione sarà lieve.”(Martin E.P.Seligman)
Alla base di questo innovativo modo di affrontare la depressione vi sono tre concetti importanti.
Con impotenza appresa si identifica una reazione di rinuncia dovuta all’idea che qualsiasi azione si intraprenda sarà inutile. Seligman osservò questo fenomeno durante alcuni esperimenti fatti su alcuni cani a cui veniva somministrata una scossa senza che questi potessero far nulla per interromperla. Buona parte di questi animali impararono che niente potesse bloccare quella tortura e si rassegnarono a subire senza tentare alcuna azione. In seguito questi stessi animali furono messi in un recinto facilmente superabile e sottoposti alla stessa scossa. Gli animali che avevano appreso di essere impotenti rispetto alle scosse non cercarono di fuggire ma si sorbirono pazientemente le scosse accucciandosi.
Con stile esplicativo invece si intende il modo con cui spieghiamo a noi stessi perchè accadono gli eventi che ci coinvolgono. Ad esempio: non ho superato l’esame di inglese perchè sono negato per le lingue oppure non ho superato l’esame perchè non ho studiato. Queste due diverse spiegazioni allo stesso evento hanno diverse implicazioni nella vita di chi le formula perchè il modo di pensare ai propri problemi può dare sollievo alla propria depressione o aggravarla. Secondo Seligman un fallimento genera uno stato di impotenza appresa che può essere temporanea se la spiegazione che ci si da è ottimistica mentre può far cadere anche in un grave stato depressivo se è pessimistica.
Altro concetto importante è la ruminazione, ovvero la tendenza a ripensare ossessivamente agli eventi, alle loro cause e allo stato di depressione in atto. Stile esplicativo pessimistico e ruminazione portano alla depressione grave.
In primo luogo c’è una minaccia contro la quale si crede di essere impotenti. In secondo luogo, si cerca la causa della minaccia (ruminazione) e, se si è pessimisti, la spiegazione a cui si giunge è permanente, pervasiva e personale. A questo punto ci si aspetta di rimanere impotenti anche in futuro e in molte altre situazioni. Un’aspettativa conscia che è l’ultimo legame nella catena, quello che attiva la depressione.(Martin E.P.Seligman)
Quindi è determinante come ci spieghiamo gli eventi e soprattutto se queste spiegazioni (Seligman le definisce credenze) siano personali, pervasive e permanenti. E’ molto importante per i genitori (soprattutto la madre) e gli insegnanti comprendere il ruolo che lo stile esplicativo ha nella vita dei ragazzi perchè viene appreso in tenera età anche se può essere modificato successivamente. Chi non ha sbagliato con i figli o gli alunni scagli la prima pietra ma non è mai troppo tardi per migliorare.
Una spiegazione possiamo definirla personale se chi la esprime si attribuisce la colpa di un evento.
Ad esempio: <<ogni volta che stendo i panni piove>>. Il soggetto lega un evento atmosferico indipendente dalla propria volontà (la pioggia) ad una sua azione (stendere i panni). Chi fa una simile associazione in realtà non vede le tantissime volte in cui ha steso i panni e il sole non si è scomposto ma nota solo quei pochi casi in cui il tempo è variato.
Altro esempio: al passaggio di un alunno cade, senza colpa, un cartellone appeso sul muro e l’insegnante sbotta <<sei sempre il solito maldestro>>. Anche questa spiegazione è personale perchè l’alunno si vede attribuire la colpa di un evento verso cui non aveva alcuna responsabilità.
Ultimo esempio: di fronte a un contrattempo occorso al coniuge la moglie dice <<io porto sfortuna a chi mi sta attorno>>, (situazione che risulterà non nuova a chi ha la coniuge tendente alla depressione), anche in questo caso c’è un legame arbitrario tra un evento negativo e la propria persona.
Le spiegazioni con un alto grado di personalizzazione in genere hanno effetti negativi anche sull’autostima.
Possiamo definire una spiegazione permanente se si esprime la convinzione che il contrattempo durerà per sempre.
Ad esempio: la mia corte è stata rifiutata da una donna a cui tenevo <<non ho speranze, le donne mi trovano poco interessante>>. Questa spiegazione è permanente perchè tutte le donne mi rifiuteranno, diverso sarebbe stato se io avessi detto <<lei non mi ha ritenuto interessante>> perchè il rifiuto sarebbe pervenuto solo da una persona specifica ma le altre donne potrebbero trovarmi comunque interessante.
Altro esempio: l’insegnante dice all’alunno <<sei negato per l’inglese>>. Questa frase non dà alcuna speranza perchè chi è negato non potrà mai migliorare, diverso è dire <<non studi l’inglese>> perchè l’alunno cambierebbe il suo stato decidendo di impegnarsi. Dire a qualcuno <<sei ignorante>> ha un grado di permanenza non molto alto perchè chi è ignorante può sempre studiare e farsi una cultura mentre dare a qualcuno del cretino ha un livello di permanenza molto alto perchè chi è cretino non può farsi le trasfusioni di intelligenza.
Possiamo definire una spiegazione pervasiva se si esprime la convinzione che l’evento negativo condizionerà tutta la propria vita.
Ad esempio: <<I miei chili di troppo hanno condizionato tutta la mia vita>> frase pronunciata da Els Clottemans condannata per l’omicidio della rivale in amore. Questa frase è fortemente pervasiva, i chili di troppo vengono usati da questa donna per spiegare un’intera vita in tutti i suoi aspetti e non semplicemente eventuali problemi in campo amoroso, (e sarebbe comunque esagerata).
Altro esempio: l’insegnante di inglese dice all’alunno <<lo studio non fa per te>>. Questa frase ha un livello di pervasività alto perché l’insegnante non si limita alla sua materia ma allarga alla capacità stessa di studiare dell’alunno.
In definitiva la depressione non è altro che una conseguenza di un pensiero conscio negativo perchè è quello che pensiamo a generare le nostre emozioni. Se penso di essere sfortunato proverò l’emozione della frustrazione, se penso che qualcuno mi vuole fare del male proverò ansia ecc.
In che modo è possibile superare la depressione?
Il dottor Seligman consiglia di provare ad abbattere la ruminazione usando la tecnica della distrazione, cioè smettendo di focalizzarsi sul proprio stato o sui problemi che angosciano il depresso, (nel suo libro cita alcuni trucchi). Al depresso, (come a tutti), la pratica sportiva fa molto bene e, secondo me, andrebbe sempre associata a qualsiasi terapia.
Per incidere sullo stile esplicativo, e quindi intervenire su quello che può essere definito il detonatore della depressione, l’autore consiglia la terapia cognitiva che si basa:
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sulla capacità di individuare i pensieri automatici consci, ovvero quei pensieri che il soggetto associa abitualmente e senza rendersene conto agli eventi negativi. Questi pensieri vengono accettati dal soggetto depresso senza alcuna possibilità di critica;
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sulla capacità di criticare e depotenziare questi pensieri automatici negativi;
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sulla capacità di trovare spiegazioni alternative ottimistiche per i propri problemi;
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sulla capacità di distrarsi dai pensieri che rendono depressi;
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sulla capacità di mettere in discussione le spiegazioni che portano alla depressione;
Esempio
Supponiamo che una donna appaia interessata a me e io la telefoni per invitarla ad uscire. Contrariamente alle mie aspettative questa mi chiede di rimandare a causa di un precedente impegno. Sicuramente proverò uno stato di frustrazione e naturalmente interverranno i pensieri automatici consci per fornirmi la spiegazione di questo comportamento. Se il mio stile esplicativo è pessimista allora penserò cose del tipo: <<lo sapevo, mi ero illuso>> , <<ha trovato una scusa elegante per non uscire con me>> , <<mai più mi proporrò così apertamente>>. Ovviamente la conseguenza di questo approccio è uno stato di avvilimento che mi toglierà la voglia di uscire e passare comunque una bella serata con gli amici e quel che è peggio l’ultimo pensiero automatico mi toglierà la voglia di provarci con un’altra donna o magari riprovarci con la stessa.
Una volta riconosciuti i pensieri automatici negativi li discuterò cercando spiegazioni alternative:
<<è vero, ha rifiutato l’invito, ma si tratta di una persona molto impegnata ed è normale avere l’agenda piena>> , <<in fondo un preavviso di poche ore può essere difficile da gestire>> , << non ho alcun motivo di ritenere che non mi voglia più vedere perchè non mi ha opposto un rifiuto netto ma mi ha chiesto di rimandare>>
La conseguenza di queste nuove spiegazioni sarà uno stato emotivo più sereno e magari avrò voglia di uscire con gli amici e passare una bella serata in ogni caso.
Ettore Panella
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Proprio il libro di Seligman, il grande carnefice che metteva sulla griglia elettrica cani fino a esaurirli solo per dimostrare la sua teoria della cosidetta “impotenza appresa”.C’ è stato bisogno di questo “psichiatra” e addirittura considerato “saggista” per capire che se torturi qualcuno fino a esaurirlo togliendoli la speranza questo non si ribella più.E per scrivere questi testi, torturati chissà quante centinaia di animali. Eh si rendiamgoli onore e sopratutto parliamone bene.Per chi non mi credesse digitate “Seligman tortura cani” su google
Capisco che a qualcuno questo possa dar fastidio, ma al momento i protocolli scientifici prevedono l’uso di animali al posto di esseri umani. Comunque Seligman ha portato una visione innovativa nella cura e nella conoscenza della depressione. Noi ne prendiamo atto e ne traiamo beneficio.