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Cosa sono i traumi? Perchè la natura ci ha dotati di questo meccanismo? Possono essere superati? Prendo lo spunto da una mail che una lettrice mi ha inviato per affrontare in maniera quanto più semplice possibile questo tema abbastanza complesso.

  

 

Ho ricevuto la seguente mail da una lettrice, che ringrazio per avermi permesso di pubblicarla sia pur in forma anonima perchè mi permette di affrontare il tema dei traumi.

Ho incontrato il mio attuale marito dopo un anno che la ex lo aveva lasciato improvvisamente privandolo di figlia, casa, soldi.
Ho amato molto e amo tuttora quest’uomo fantastico pur sapendo che In Italia ci sono donne di serie A e donne di serie B, e io sposandolo sono entrata a far parte della seconda categoria, quella di donne che lavorano dalla mattina alla sera per guadagnarsi da vivere, donne che cercano invano di migliorarsi personalmente facendo volontariato, donne oneste che però non possono contare su nessuno tranne che su se stesse e su chi sta loro vicino.
Sembra paradossale, ma quando un papà decide di non abbandonare i figli ci sono una serie di ripercussioni su se stesso e su chi gli sta intorno non indifferenti, e tutti si ritrovano a subire le conseguenze di questo.

… ieri ennesima telefonata…. immaginate cosa significa sentirsi dire da un figlio “non voglio vederti perche ti comporti male perchè non avvisi quando vieni a vedermi!” ??? avete presente come ci si può sentire? lo avete presente senza dubbio. Ma  voglio parlare un po’ di me, immaginate la sensazione di impotenza di ogni moglie o nuova compagna nel sentire dire da un figlio a suo padre quella frase, sono devastata e sdegnata, nessuno l’ha sgridata ovviamente ha dieci anni con la madre vicina che le rideva accanto e mio marito inerme rimasto di ghiaccio. io davanti a lui che non ho avuto la forza neanche di abbracciarlo tanto che ci sono rimasta di male
Io egoisticamente dico ” non avrò trent’anni anni per sempre e se si continua tra tribunali avvocati e dispiaceri ma io quando potrò avere un figlio?” ripeto egoista si, ma sono anni che vogliamo un figlio e non possiamo permetterci di mantenerlo e aspettiamo
.

 

Comincio dalla fine,  non conosco la tua situazione economica, probabilmente è veramente disperata però talvolta la motivazione economica può nascondere una verità più complessa. Pensaci per un attimo, perchè non dovrebbe avere paura che anche tu possa fare quello che ha fatto la sua precedente compagna? Vivere una situazione dove la madre persegue l’annullamento della figura paterna non è per niente uno scherzo e trovarsi a rivivere lo stesso trauma in futuro non sarebbe certo una passeggiata. Non fraintendermi, sono convinto che il tuo comportamento sarebbe diverso e che il vostro matrimonio sia saldo proprio perchè queste difficoltà vi hanno stretti l’uno all’altro cementandovi. Io ammiro le donne che prendono un uomo ridotto ad un “rottame umano” e gli danno una nuova possibilità ma soprattutto ammiro  voi nuove compagne che non approfittate di queste situazioni oggettivamente pesantissime per spingere il vostro nuovo partner a gettare la spugna e dimenticare i figli avuti in precedenza.  Purtroppo però i traumi possono avere come conseguenza una certa refrattarietà a ricreare situazioni che in passato hanno causato dolore

COS’E’ UN TRAUMA?

Su wikipedia ho trovato questa definizione

Il trauma psicologico è un tipo di “danno” (un “vulnus”, una “ferita”) che in alcuni casi viene subito dalla psiche a seguito di un’esperienza critica vissuta dall’individuo (che sia un evento singolo, oppure un evento ripetuto o prolungato nel tempo), e che viene detta evento traumatico.

Meglio di tante espressioni tecniche spiega il concetto la saggezza popolare che definisce in questo modo il trauma:

“Chi rimane scottato ha paura pure dell’acqua fredda.”

Se abbiamo vissuto una esperienza traumatica (ci siamo scottati ) tendiamo ad assumere atteggiamenti difensivi, non sempre sensati, volti ad evitare il pericolo fino ad arrivare al disturbo post traumatico da stress che potrebbe insorgere in  chi ha vissuto esperienze particolarmente traumatiche e che tra i sintomi annovera incubi, insonnia, ansia ecc.

In sè il meccanismo è molto utile alla sopravvivenza della specie perchè conserva profondamente in memoria la situazione pericolosa a cui siamo sopravvissuti e attiva immediatamente le strategie difensive qualora alcuni dettagli coincidessero con quelli notati durante l’evento doloroso vissuto in passato facendo scattare l’allarme. Il pensiero razionale è molto più lento dell’azione istintiva che ovviamente ha una corsia preferenziale nel cervello. Se i nostri antenati avessero sentito un rumore proveniente da un cespuglio non avrebbero potuto sapere se vi si nascondesse un innocuo gattino o una tigre dai denti a sciabola. Poichè il costo dell’errore di valutazione sarebbe stato la vita allora diventa preferibile allarmarsi per nulla e quindi imbracciare la propria lancia e assumere una posizione difensiva o iniziare a correre senza attendere il tempo necessario ad una corretta valutazione della situazione.

Da un punto di vista strettamente tecnico gli studi di Ledoux hanno scoperto che oltre alla già conoscita via che porta i segnali dalla vista e dall’udito verso la corteccia (la parte razionale del cervello) c’è una scorciatoia costituita da un fascio di fibre nervose che va direttamente all’amigdala (una specie di centralina di un sistema di allarme) che gestisce la risposta istintiva.  Sempre Ledoux ci informa che il cervello ha due sistemi diversi di memorizzazione, uno per gli eventi ordinari ed uno per quelli che hanno una valenza emotiva specie se relativi a esperienze che ci hanno feriti o spaventati.   Il sistema di memorizzazione degli eventi traumatici si basa su due parti del nostro cervello, l’ippocampo che conserva i fatti nudi e crudi e l’amigdala che ne conserva le caratteristiche emozionali.  Ledoux spiega la cosa così: l’ippocampo è fondamentale per riconoscere in un volto quello di tua cugina ma è l’amigdala ad aggiungere che ti è proprio antipatica.

SI PUO’ GUARIRE DA UN TRAUMA?

Come sappiamo dalle leggi di Darwin, una specie non flessibile è condannata all’estinzione e quindi se negli esseri umani  i traumi creassero dei comportamenti automatici immodificabili allora la nostra specie non sarebbe in grado di adattare il proprio comportamento agli eventi e ci saremmo estinti da tempo.  Personalmente io condivido la teoria secondo cui ogni volta che si richiama alla mente un ricordo traumatico la mente possa in realtà modificarlo depotenziandolo, aggiungendoci nuove informazioni o, purtroppo,  rendendolo più pernicioso.

Quando vengono richiamati alla mente (i ricordi traumatici) divengono instabili e quindi modificabili. Possono essere così aggiornati chiarisce Joseph Ledoux (focus 217)

Al Siebert che ha passato la sua vita a studiare i sopravvissuti ci dà una informazione importante

Siamo vissuti in un’epoca nella quale i professionisti della salute mentale hanno dato per assodato che chiunque abbia vissuto un’esperienza fortemente negativa debba uscirne emozionalmente traumatizzato. Solo recentemente alcuni terapeuti sono giunti a capire che circa l’80% delle persone che fanno esperienza di traumi emozionali possiede una resilienza tale da porli in grado di superare l’esperienza senza dover ricorrere a terapie o trattamenti. (Al Siebert il vantaggio della resilienza)

Fortunatamente la maggior parte delle persone che ha subito un evento traumatico riesce da solo a trovare la strada della guarigione seguendo il cammino descritto da Siebert nel suo utilissimo testo.  Chi non riesce ad uscirne da solo può ricorrere ad un terapeuta che appunto riporterà il trauma alla mente e vi interverrà. Personalmente ritengo molto importante che chi intervenga sui traumi non abbia problemi irrisolti sul tema specifico. Ritornando al caso della mail da cui siamo partiti è importante che chi operi su un uomo (spero non sia il caso della signora che mi ha scritto) che in un giorno ha scoperto di essere stato tradito, di dover lasciare la sua casa, di non poter più vivere con i figli e di dover mantenere la ex e il suo nuovo partner non abbia problemi irrisolti con le donne perchè altrimenti nel momento in cui va a riaprire il ricordo traumatico invece di depotenziarlo ci va a mettere i suoi problemi irrisolti facendo più danni che altro.

Al Siebert ci offre una ulteriore speranza, le persone uscite da esperienze molto pesanti che riescono a compiere l’intero processo di guarigione affermano che la loro vita sia diventata migliore di quella che conducevano prima dell’episodio traumatico, probabilmente perchè riescono a vedere in maniera meno superficiale il valore di ciò che hanno e delle persone di cui si circondano.

(vedere il mio articolo: nella tempesta cerco un arcobaleno)

ESPERIENZE TRAUMATICHE INFANTILI

Le esperienze traumatiche infantili sono molto insidiose e difficili da gestire. Senza sconfinare troppo nel tecnico possiamo dire che mentre il cervello del bambino è sottoposto ad una intensa fase di crescita, l’amigdala è praticamente già formata, (proprio perchè la centrale d’allarme è troppo importante).

Ledoux  ritiene che queste lezioni siano tanto potenti, e al tempo stesso così difficili da comprendere dalla prospettiva dell’adulto, perchè sono state archiviate nell’amigdala come programmi della vita emotiva ancora grossolani e senza parole. Poichè questi primissimi ricordi emozionali si fissano nella memoria in un momento in cui i bambini non hanno ancora parole per descrivere le loro esperienze , quando poi, in tempi successivi  essi vengono richiamati, non è possibile associare alcun insieme di pensieri articolati alla risposta che prende il sopravvento.

Come molti, anche io ho dovuto confrontarmi con i postumi di questo tipo di esperienze. In passato  non potevo accendere i fiammiferi sfregandoli sulla striscetta abrasiva della scatola. Era una sensazione stranissima, poggiavo il fiammifero sulla striscetta ma era come se una forza soprannaturale tenesse ferma la mia mano. Ho sempre avuto una certa insofferenza verso i miei limiti e intorno ai 13 -15 anni decisi di affrontare il problema forzandomi ad accendere i fiammiferi. Inizialmente mettevo troppa poca forza e semplicemente li rovinavo finchè non sono riuscito ad accendere il primo, a quel punto il trauma era depotenziato e iniziai ad accenderne altri sempre più facilmente. Per un certo periodo di tempo ero diventato il killer delle scatole di cerini o fiammiferi, ogni volta che ne trovavo una li sfregavo tutti finchè smisi quando ormai ero diventato in grado di accenderli senza problemi. Mentre superavo il mio limite  venne alla mia mente un episodio dell’infanzia di cui non avevo un ricordo consapevole.

Ero nel box per bambini in cucina mentre mia madre cucinava. La  vidi prendere la scatola di fiammiferi ed accenderne uno. In assenza di mia madre vidi la scatola a portata di mano e per imitazione ripetei il suo gesto spaventandomi alla comparsa della fiammella. Lanciai lontano il fiammifero acceso che fortunatamente cadde sul pavimento e non sul fondo del box. Come ben sanno i genitori, i bambini sono capaci di tutto.

 

IL TRAUMA SI TRASMETTE?

 

I sopravvissuti a un trauma ripetuto e persistente non solo non sono più gli stessi di prima, ma possono trasmettere il trauma ai figli, innescando così un circolo vizioso.(Al Siebert il vantaggio della resilienza)

Al Siebert era convinto ,come molti altri ricercatori,  che questa “trasmissione del trauma” fosse dovuta ai racconti dei sopravvissuti, (è stata osservata nei figli dei sopravvissuti ai lager nazisti), ma lo sviluppo dell’ epigenetica sta offrendo nuove prospettive. In pratica si è scoperto che non sono solo i geni a determinare chi siamo ma è l’interazione tra geni e ambiente a farlo. In pratica l’ambiente può riscrivere pezzi di DNA e quindi far diventare il trauma trasmissibile.   Probabilmente in molti abbiamo osservato questo fenomeno nell’avversione delle donne ai serpenti, (avversione testimoniata addirittura nella Bibbia con la storia del serprente tentatore). Poichè alle donne era riservato il ruolo di raccoglitrici, (e da quì si capisce l’amore femminile per lo shopping), era molto probabile che le nostre antenate abbiano avuto spesso a che fare con serpenti nascosti. Il trauma trasmesso con i geni farebbe sì che anche una donna che non abbia mai incontrato un serpente in vita sua ne abbia timore.

Anche questo meccanismo è di grandissima utilità in natura, se la nostra specie deve costantemente confrontarsi con uno stesso pericolo, i serpenti ad esempio, è opportuno che i comportamenti difensivi divengano automatici e si trasmettano di generazione in generazione.

Come nel genoma è stato scritto il trauma così lo si può correggere, ad esempio,  conoscendo e prendendo confidenza con i serpenti e cercando di sopprimere l’istintivo desiderio di scappare.

Anche l’abbandono è un trauma  e quindi torniamo alla mail da cui siamo partiti. In questo caso il padre è il primo amore di ogni bambina e l’abbandono avrà ripercussioni sul suo  sviluppo emotivo.  Poichè ogni volta che viviamo un abbandono in qualche modo cerchiamo di trovare una motivazione anche la bambina cercherà di trovare una spiegazione plausibile partendo dal fatto che il padre non ha abbandonato la madre ma ha abbandonato lei. Che spiegazione può darsi? mi ha abbandonata perchè:

Sono grassa?

Sono brutta?

Sono cattiva?

Martin Seligman, uno dei principali esperti di depressione riporta il caso di una donna convinta di  aver avuto relazioni insoddisfacenti perchè grassa e questa, pur non essendo una giustificazione valida, comunque può avere una certa attinenza ma curiosamente lei riteneva che i nipoti non andassero a trovarla per lo stesso motivo, (cosa ridicola).

Rimando chi fosse interessato all’articolo sulla depressione

La situazione prospettata nella mail è molto delicata, è evidente in questo caso la volontà della  madre di alienare la figlia al padre usando un trucco abbastanza comune ma in genere il processo viene completato con l’allontanamento dal luogo di residenza per aumentare le difficoltà e con altri trucchi tipo usare il potere giudiziario in maniera strumentale.  In una separazione c’è sempre la tentazione in entrambi i coniugi di sfogare le proprie frustrazioni e delusioni con i figli, cosa che le persone equilibrate riescono a contenere entro limiti più o meno tollerabili. Sfortunatamente in una minoranza di casi le cose degenerano come evidentemente capitato al marito di chi mi ha scritto che deve fare i conti con la sindrome della madre malevola.

Purtroppo questo è solo l’inizio di un girone infernale riservato a molti padri, (paradossalmente proprio quelli che realmente vogliono continuare a fare i padri ne finiscono stritolati mentre quelli che vogliono abbandonare la prole si salvano), e a cui in pochi riescono a reggere finendo per sentirsi umiliati dal rifiuto e quindi smettendo di cercare il contatto con i figli. Esistono diversi padri che effettivamente abbandonano i figli ma molti finiscono semplicemente per mollare a causa delle strategie malevole dell’altro genitore, (fortunatamente solo il 10-15% delle separazioni segue queste dinamiche, in genere le persone sanno essere mature e fanno prevalere il buon senso e il benessere dei figli).  Questo tipo di problemi per i minori ha il nome PAS (sindrome di alienazione genitoriale – Parental Alienation Syndrome) e non è per niente una cosa piacevole. Perchè una madre, (in genere è la madre, probabilmente perchè l’ attuale interpretazione della legge tende a favorire e promuovere l’ allontanamento del padre seguendo mode e ideologie ormai rivelatesi errate),  arriva a fare queste cose? La vendetta per torti subiti o presunti tali  è il motivo principale anche se nel caso della mail è stata lei a lasciare , (vero è che a nessuno piace essere bellamente sostituito e le persone poco equilibrate possono comunque assumere atteggiamenti ostili se l’ex partner trova una nuova compagna invece di struggersi nel dolore). Altro motivo possono essere i soldi. Aumentare le difficoltà nel rapporto coi figli per poi proporre delle piccole concessioni in cambio di forti concessioni economiche. Diverse donne possono usare queste tecniche per potersi liberare dell’ex che desiderano ridurre a mero fornitore economico tramite bonifico e far “adottare” i figli al nuovo compagno. Quest’ultima azione oltre che scorretta  è anche molto rischiosa. I bambini, specie se piccoli, possono affezionarsi al nuovo “genitore” ma non c’è alcuna garanzia che questa storia duri per cui il bambino subirà il secondo abbandono. Un ulteriore brutto trauma specie se inutile quando in fondo il padre avrebbe voluto continuare a occuparsi dei figli ma gli è stato impedito.

Mi auguro che questa coppia riesca ad uscire da questa brutta situazione facendo prevalere il buon senso e il benessere della bambina ma temo che non succederà quindi il mio consiglio è di registrare le telefonate e raccogliere il materiale utile da conservare. La ragazza prima o poi dovrà sciogliere il nodo dell’abbandono paterno se vuole riprendere appieno il pallino della propria vita e come spesso capita al raggiungimento della maggiore età cercherà un contatto col padre, a quel punto l’incartamento le sarà molto utile per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e sanare le sue ferite. Evitate la tentazione, (legittima peraltro), di dare addosso alla madre, in fondo anche lei è un pezzo della vita della ragazza, e date la colpa all’avvocato di lei, (in fondo gli avvocati sono  comunque un buon capro espiatorio e talvolta se lo meritano pure) .

 

Ettore Panella

Questo articolo ha un commento

  1. sara

    ottimo lavoro Ettore veramente interessante 😉

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