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L’allarme sul crollo della natalità in Italia ha generato una serie di ipotesi più o meno plausibili. Ho provato anche io a fare una analisi dei dati ISTAT e credo che tutti abbiano trascurato una concausa probabilmente determinante.

Per prima cosa ho intabellato alcuni dati forniti dall’ISTAT o ricavati da quelli. Nella prima colonna ho posizionato l’anno di riferimento, nella seconda colonna la variazione rispetto all’anno precedente in modo da capire l’andamento e nella terza colonna ho inserito il numero assoluto di nuovi nati mancanti rispetto al 2008.  La prima cosa che balza con evidenza agli occhi è che la causa , (o più correttamente le concause), che genera la denatalità è di lungo periodo e genera un effetto valanga ovvero non si verifica  un semplice picco negativo raggiunto il quale la tendenza rispetto all’anno precedente  torna positiva ma in questo caso raggiunto il fondo si continua a scavare generando appunto un effetto valanga che prende forza negli anni e questo è evidente nella terza colonna dove dopo solo sei anni il numero di nuovi nati mancanti nel solo 2014 rispetto al 2008 ha raggiunto le 74 mila unità (addirittura 82mila se ci limitassimo alle sole coppie italiane o di genitori stranieri che hanno ricevuto la cittadinanza italiana e che con il loro più alto tasso di fecondità potrebbero nascondere  un calo potenzialmente ancora più marcato), una cifra enorme pari ad oltre il 12% del totale.  L’altro dato che balza subito agli occhi è rappresentato dai due improvvisi picchi negativi visibili nella seconda colonna relativi agli anni 2011 e 2013  e la cosa interessante da notare è che dopo il 2011 la perdita rispetto all’anno precedente resta sempre ben sopra le diecimila unità.

anno variazione rispetto all’anno precedente numero di nuovi nati in meno rispetto al 2008
2009 – 7.802 – 7.802
2010 – 6.863 -14.655
2011 -15.359 -30.024
2012 – 12.399 -42.423
2013 -19.878 -62.301
2014 -11.712 -74.013

La colpevole da sempre e da tutti additata sarebbe  la crisi economica che spingerebbe le coppie a non sposarsi e men che meno a fare figli ma è la risposta corretta? O meglio esistono sicuramente diverse concause che creano la “tempesta perfetta” ma siamo sicuri di averle individuate tutte?

Va detto che  la crisi ha picchiato duro soprattutto al sud quindi dovremmo vedere un crollo di natalità maggiormente marcato a sud, non ho approfondito questo aspetto ma potrebbe essere interessante fare una verifica.

Mi sono concentrato sui due picchi nella seconda colonna. Perchè  si sono verificati questi picchi? Cosa è successo di emotivamente significativo negli anni 2010 e 2012 ?  Nei nostri calcoli dobbiamo tener conto del fatto  che una gravidanza dura 9 mesi , (spesso 8 e qualche giorno visto che si ricorre spesso al parto programmato con il cesareo), e un evento emotivamente coinvolgente dissuade quelli che si domandano se sia o meno il caso di fare un figlio ma di certo non incide sulle donne già incinte.

Cosa è accaduto nel 2012?  Un fatto di cronaca tiene banco per giorni e rimbalza da una tv all’altra. E’ da tempo che a  Cittadella un padre chiede l’intervento della magistratura perchè la ex moglie gli impedisce di vedere il il figlio, l’11 ottobre del 2012 le forze dell’ordine prelevano il bimbo a scuola con metodi senz’altro spicci.  Sapendo che i carabinieri sarebbero andati a prendere il bambino a scuola i parenti della madre registrano un video e la trasmissione “chi lo ha visto?” lo trasmette ( nota 1).    Balza prepotentemente agli occhi di tutti un dato di fatto: in caso di separazione (molto probabile visto il tasso di divorzi) un padre deve rinunciare ai propri figli. La notizia si rivela uno choc anche perchè in un primo momento la madre alienante la ha vinta, va detto che non sarà una vittoria definitiva ma la notizia non riceve lo stesso risalto mediatico (nota 2).  Quindi considerando i nove mesi di una gravidanza, l’evento inizia a demotivare ulteriormente ,(come già detto la perdita annuale è già costantemente oltre le diecimila unità), qualche futuro padre a partire  da novembre 2012 e quindi la perdita aggiuntiva rispetto al trend già molto alto si vedrà  a partire da luglio 2013 e probabilmente contribuirà al trend negativo del 2014, purtroppo il documento dell’istat pubblicato sul sito non distingue le nascite per mese ma solo per anno.

Ovvimente aver demotivato i padri può essere una concausa anche perchè un uomo ha un margine limitato di decisione circa il mettere o meno in cantiere un figlio, quanti figli sono nati per una pillola “dimenticata” o per un “vai tranquillo che sono nel periodo pre mestruale”?  Sicuramente però un uomo demotivato che enfatizza la percezione della crisi può  condizionare la scelta della coppia.

E’ la strada giusta? difficile dirlo, anche perchè ogni anno la perdita di nuovi nati è già di suo ampiamente superiore ai diecimila e poi il vero picco negativo che determina un cambio epocale e di lungo periodo  è avvenuto nel 2011 e quindi le cause vanno cercate nel 2010.

Picco del 2011.

Ho contattato diversi esponenti delle associazioni per la bigenitorialità e dei padri separati per sapere che cosa fosse successo in quel periodo ed in effetti la strada si mostra promettente. nel 2006 la lunga lotta per ottenere l’affido condiviso ha generato una buona legge che ha creato una notevole euforia e molto ottimismo che si dimostrerà totalmente  ingiustificato. Già nel 2009 se non prima la delusione nello scoprire che la magistratura continuava a decidere senza di fatto prendere neppure in considerazione  l’affido condiviso stabilto dalla nuova legge diventa una costante.   Nel 2009 si intensificano le iniziative delle associazioni dei padri separati e nel 2010 anche personaggi importanti raccontano la loro storia di genitori alienati e parliamo di personaggi del calibro di Matteo Sereni, che si sfoga in tv dopo una partita in cui ha fatto la differenza, di Andrea Bocelli e Tiberio Timperi. Sempre nel 2010 viene attivato il progetto pilota della casa dei padri separati, apparentemente si tratta di un evento marginale ma di fatto rappresenta una forte presa di coscienza da parte della politica (e quindi della società) in precedenza fossilizzata sulle tesi tipiche dell’ideologia guerrasessista e per questo genera dibattito e prese di posizione.

Conclusione

Mi ha lasciato molto  perplesso nell’analisi dell’ISTAT la totale assenza di considerazioni circa  le novità che il periodo di riferimento ha visto se non altro per confutare una loro possibile incidenza.  Dimenticare che i figli si fanno in due , almeno per il momento, costituisce secondo me un punto debole nelle loro analisi. Va detto che la loro analisi è tipicamente quantitativa mentre le mie considerazione sono di tipo qualitativo però nel loro documento si sono un po’ sbilanciati anche su elementi qualitativi.

Altre concause da prendere almeno in considerazione per comprendere la diminuzione di matrimoni e di figli.

1) Profonda sfiducia generalizzata nella giustizia familiare.

Attualmente nessun uomo pensa di poter trovare nella giustizia familiare italiana un elemento terzo capace di garantire l’esercizio della paternità in caso di divorzio e questo demotiva fortemente sia verso il matrimonio che verso la generazione di figli sempre più visti come un’arma di ricatto da parte della ex.  In realtà il pessimismo imperante non è sempre giustificato in quanto molto lentamente la magistratura sta cambiando i suoi orientamenti e alcuni giudici cominciano persino a prendere in considerazione l’affido condiviso.

2) Oggettiva svalutazione della paternità

La svalutazione del ruolo paterno in atto da lungo periodo non ha portato ad un tracollo della natalità per due motivi:

  • Il desiderio di paternità è un bisogno biologico e tendenzialmente preferiamo pensare che l’impresa che stiamo per mettere in cantiere andrà bene. Devono esserci molti segnali demotivanti dall’esterno per contrastare questa tendenza;
  • gli uomini dispongono di metodi anticoncezionali non occulti alla donna (preservativo o coito interrotto) volerli usare anche se la compagna assicura la loro inutilità, (dice di prendere la pillola o che è in periodo non fertile) costituirebbe una dichiarazione di sfiducia che metterebbe in crisi la coppia. Ovviamente il fatto  che io conosca diversi casi di questo tipo non significa che si tratti di  una costante epidemica, sarebbe però utile fare ricerche mirate su questo aspetto per capirne la reale incidenza. In questa ottica sarà anche interessante osservare cosa comporterà l’arrivo di meccanismi anticoncezionali occulti (tipo la pillola anticoncezionale) anche per l’uomo.

3)  Creazione di un artificioso conflitto tra famiglia paterna e materna.

La gestione conflittuale delle separazioni ha di fatto creato diffidenza tra famiglia paterna e famiglia materna generando un effetto nuovo e mai visto in precedenza: sempre più mamme demotivano i propri figli maschi dallo sposarsi, (in passato la logica delle madri era che un figlio maschio dovesse necessariamente passare dalla loro tutela a quella della moglie ) e di conseguenza dal fare figli.  Anche l’idea di dover non vedere più i nipoti dopo una eventuale separazione è una importante fonte di demotivazione e riduzione dell’investimento emotivo.

Molto probabilmente le cose di cui abbiamo parlato genereranno solo una temporanea denatalità e un cambio epocale ,(non so fino a che punto auspicabile ovviamente), perchè l’utero artificiale e le tecniche che permettono di ricavare ovuli e spermatozoi dalle cellule staminali sono dietro l’angolo e probabilmente dovremo entrare nell’ottica di avere  figli con parenti appartenenti ad un solo ramo familiare.  I nuovi padri potranno/dovranno così scegliere tra un “investimento” sicuro anche se emotivamente molto povero per i bambini ,(la sicura assenza di un altro genitore biologico conflittuale, un po’ come succede con l’utero in affitto già oggi dove l’ovulo non è della “incubatrice” proprio per evitare che questa possa vantare dei diritti)   e l’ “investimento” fortemente a rischio tipico dei nostri giorni che però per i bambini sarebbe emotivamente molto più ricco.

Ettore Panella

Documenti ISTAT

http://www.istat.it/it/files/2014/11/natalit%C3%A02013.pdf?title=Natalit%C3%A0+e+fecondit%C3%A0+-+27%2Fnov%2F2014+-+Testo+integrale.pdf

http://www.istat.it/it/files/2015/11/Natalit%C3%A0_fecondita_2014.pdf?title=Natalit%C3%A0+e+fecondit%C3%A0+-+27%2Fnov%2F2015+-+Testo+integrale.pdf

Note

nota 1

Per i pochi che non ricordassero i fatti di Cittadella ecco il video in questione
https://www.youtube.com/watch?v=GcGzfGgFcwU

nota 2

In realtà dopo i fatti di Cittadella mi venne la curiosità di verificare quale incidenza potesse aver avuto un fatto di così alto impatto emotivo anche se poi fui preso da altre cose e me ne dimenticai.  Le considerazione dell’ISTAT  sui dati 2014 mi hanno riportato in mente la vecchia curiosità. Purtroppo molte sono le cause che incidono sulla denatalità ed è difficile fare una valutazione corretta anche perchè le varie cause tendono ad essere sinergiche e a dare ognuna un proprio contributo ed anche la meno significativa potrebbe essere invece la classica goccia che fa  traboccare il vaso.

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