Oggi la tecnologia ci permette di superare i tradizionali ruoli, ma davvero uomini e donne sarebbero più felici? Perchè oggi abbiamo una occasione storica e perchè le ideologie del secolo scorso sono fallaci.
Una occasione storica
Noi tutti commettiamo un errore di fondo, non ci rendiamo conto di quanto siamo stati fortunati a nascere in questo periodo storico e tendiamo a guardare alle società umane del passato senza realmente immedesimarci e capirle, comportandoci come il classico sazio che giudica l’affamato.
La tecnologia ci ha permesso di annullare praticamente la mortalità infantile, le macchine hanno reso meno gravoso il lavoro e ci hanno permesso di dedicarci ad attività intellettuali, fino a poco tempo fa appannaggio di un numero limitato di persone. Pensiamo solo per un istante a quanto rivoluzionaria sia stata l’invenzione della stampa, in precedenza un libro doveva essere ricopiato a mano da un tizio, in genere un monaco, e se c’erano immagini, (cosa normale in libri tecnici o di medicina), non sarebbe bastata una qualsiasi persona istruita, sarebbe stato necessario addirittura un bravo disegnatore, visto che ogni immagine era di fatto un’opera d’arte. In pratica la cultura era una cosa solo per ricchi o per monaci visto che un libro costava quanto una casa.
Guerre, carestie, malattie falcidiavano gli esseri umani che dovevano fare i conti con una esistenza molto grama e condizioni di vita inimmaginabili per noi. In questo contesto difficile, ogni società umana ha cercato di sopravvivere inventando strategie atte a minimizzare l’impatto dei gravi problemi a cui era sottoposta e a massimizzare la sua capacità di sopravvivere nel confronto con altre società concorrenti.
Ogni volta che una strategia si rivelava efficace veniva trasformata in una tradizione o diventava addirittura un precetto religioso, un metodo per cristallizzarla e renderla non contestabile che però la faceva sopravvivere anche quando il problema in origine aveva smesso di creare danni propagandosi per inerzia. In pratica tutti si sentivano obbligati a seguire dei precetti senza realmente più sapere a cosa servissero realmente.
Un esempio interessante è la circoncisione, una pratica nata in Egitto e frutto delle evolute , per l’epoca, conoscenze di medicina di quella civiltà. La circoncisione è una utile strategia nel caso di fimosi, un problema a carico dell’apparito genitale maschile, che può favorire le infezioni alle vie urinarie e in assenza di antibiotici potrebbe addirittura portare alla morte dei bambini arrecando danno all’esercito e ad una economia ancora basata sulla forza delle braccia. Non si tratta di una pratica innocua, poteva creare infezioni mortali e dà anche problemi sessuali, (ispessimento del glande con perdita di sensibilità), e in alcuni casi la perdita del pene. Però la differenza tra i guai che provoca la circoncisione e il vantaggio per la società in termini di un minor numero di bambini morti è stata per lungo tempo favorevole e per questo motivo il popolo degli ebrei la ha adottata associando la circoncisione al volere di Dio e questo la ha resa indiscutibile.
Se però all’epoca il vantaggio per la società superava lo svantaggio, oggi questo non è più vero perché grazie agli antibiotici e a semplici analisi delle urine possiamo combattere le infezioni molto più efficacemente e gli strumenti diagnostici ci permettono comunque di intervenire chirurgicamente solo in caso di fimosi piuttosto che intervenire in maniera generalizzata su tutta la popolazione maschile.
Se oggi la circoncisione non offre più vantaggi ma solo svantaggi perché non si estingue? È proprio il motivo del suo successo ovvero l’essere stata associata al volere di Dio a impedire di considerarla una pratica sorpassata pur essendolo.
Un altro esempio sono le vestali, uno degli ordini sacerdotali più potenti della storia romana a cui erano concessi grandi privilegi. Il compito essenziale di questo ordine era il non far spegnere la fiamma sacra dedicata alla divinità e se la lasciavano spegnere venivano frustate per punizione. Messa in questi termini non può che apparirci una cosa tutto sommato sciocca visto che con un cerino accediamo tranquillamente un fuoco però proviamo ad immedesimarci negli abitanti di un antico villaggio dove accendere il fuoco era pratica molto laboriosa. Probabilmente le donne del villaggio accendevano il fuoco l’una grazie al focolare dell’altra semplicemente avvicinando un po’ di legna. Non è difficile pensare che fosse considerata una cosa molto sfortunata far spegnere il fuoco, (un po’ come versare l’olio i nostri giorni). Non è difficile immaginare che ad un certo punto il villaggio avesse un fuoco comune sempre vivo a cui ognuno alla bisogna andava ad attingere e quel fuoco fosse dedicato ad una divinità. Non è difficile immaginare che alcune donne si fossero specializzate nel tenere sempre vivo il fuoco della divinità e che i romani, popolo di contadini, avessero conservato la pratica religiosa ereditata dalle culture precedenti ,(Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo era una vestale), pur avendo a disposizione tecnologie capaci di rendere molto più agevole l’accensione del fuoco.
Anche in questo caso vediamo che aver elevato a tradizione o pratica religiosa una semplice strategia di sopravvivenza le ha permesso di vivere ben oltre il problema che andava a risolvere.
Gli ulteriori esempi che potrei fare sono innumerevoli e vi invito a divertirvi nell’identificare pratiche tradizionali e associarle alle esigenze che andavano a risolvere.
Ovviamente questo meccanismo funziona anche nelle piccole cose, non necessariamente dobbiamo avere una tradizione condivisa all’intera popolazione, faccio un esempio personale: mia nonna era contadina e io durante le vacanze andavo da lei insieme ai miei genitori. Lei mi diceva sempre che i fichi andavano raccolti solo al tramonto, ma quando le chiedevo il perché era molto evasiva e diceva che erano più freschi e si conservavano meglio, insomma si arrampicava sugli specchi. Si trattava di una prassi che aveva sempre accettato come tradizione familiare e non aveva mai pensato di discuterla. Per niente convinto un giorno andai a raccogliere fichi a mezzogiorno e mi ritrovai circondato da ogni genere di insetto volante dotato di pungiglione.
Ebbene si!
Anche a loro i fichi piacevano però al tramonto da bravi insettini andavano a dormire e le probabilità di litigarci crollavano.
Nonostante tutto ogni tradizione, organizzazione sociale o pratica religiosa viene eliminata o modificata per adeguarsi ai tempi, questo può avvenire in maniera lenta e talvolta inconsapevole, in maniera traumatica oppure per una scelta consapevole. La cultura rivoluzionaria ha sempre ritenuto che sia un movimento “politico” o culturale a cambiare le cose. La mia opinione invece è che non siano i movimenti a determinare il tipo di organizzazione sociale o i cambiamenti in generale ma è proprio il contrario, le mutate condizioni generali creano i presupposti per un cambiamento e permettono la nascita di un movimento di opinione che mette in discussione quelle strategie che avevano garantito la sopravvivenza alla società che le aveva adottate.
Un esempio può essere la cosiddetta rivoluzione sessuale, il ’68 se ne è appropriato ma mai si sarebbe potuta neppure pensare senza l’invenzione degli anticoncezionali (1960 è l’anno di approvazione della pillola negli USA) perché essendo la paternità incerta le donne avrebbero dovuto per intero farsi carico dei figli che fossero nati. I movimenti del ’68 non hanno fatto altro che rendere palese quello che in maniera nascosta comunque veniva non raramente già praticato. Per correttezza devo dire che alcuni fanno risalire le prime forme di sesso libero all’invenzione degli antibiotici in quanto permettono di guarire dalle malattie sessualmente trasmissibili quali, ad esempio,la sifilide.
Un altro esempio è la rivoluzione francese che rappresenta un momento fondamentale nella storia occidentale, generalmente nessuno pone mai l’accento su una cosa importantissima, ovvero è stata l’invenzione della polvere da sparo a porre i presupposti affinché potesse affermarsi.
L’errore a cui siamo stati indotti a scuola è stato di considerare i nobili una specie di parassiti rammolliti mentre al contrario erano una casta militare. Anche prima della rivoluzione francese c’erano state delle rivolte di contadini ma questi non potevano competere contro la cavalleria pesante composta da nobili e venivano puntualmente massacrati.
Le armi da fuoco cambiarono tutto. Un contadino o comunque un cittadino di modeste condizioni con meno di quindici giorni di addestramento poteva facilmente abbattere un cavaliere con una decina di anni di duro addestramento, una situazione ripresa in un film dove Indiana Jones con un colpo di pistola uccide senza scomporsi un nomade che si esibiva in complicate figure con la scimitarra.
Improvvisamente la differenza di efficacia tra il soldato di leva e il soldato di mestiere crolla ponendo i presupposti affinché i partiti di massa potessero emergere e quindi i rivoluzionari poterono con efficacia opporsi alle truppe di mestiere al servizio del re e della classe dirigente dell’epoca.
Torniamo ai giorni nostri, è stato detto che nell’ultimo secolo il progresso tecnologico a cui abbiamo assistito sia addirittura superiore a tutto il progresso fatto da quando l’homo sapiens è comparso, certo è difficile fare un raffronto simile visto che ogni innovazione si basa su innovazioni precedenti però è sotto gli occhi di tutti il balzo tecnologico tra il 1922 e il 2022 giusto per fermarci agli ultimi cento anni.
La nostra tecnologia ha superato praticamente tutti i problemi che hanno modellato usi, costumi e tradizioni del passato dandoci l’occasione storica di poter essere quello che desideriamo o seguire le nostre individualità senza doverci obbligatoriamente conformare ai bisogni di una società che ha sempre meno bisogno di incasellarci nei suoi ruoli e nei suoi schemi.
Uno dei principali cambiamenti e sicuramente elemento critico dell’attuale società è proprio il ruolo che uomini e donne sono chiamati a ricoprire. I ruoli si sono evoluti nei millenni e si basavano essenzialmente su compiti di difesa e caccia per gli uomini e di cura e raccolta per le donne.
In passato i nostri bisnonni hanno dovuto strisciare in fosse piene d’acqua per 3-4 anni, avere l’incubo di non alzare troppo la testa per non prendere una pallottola, godere della compagnia di ratti, zecche e pulci, mangiare, quando possibile, roba di dubbia qualità e restare fermi nella propria posizione mentre piovevano bombe e pezzi di compagni centrati dall’artiglieria e mio nonno ha dovuto percorrere in lungo e largo il fronte orientale, Russia compresa, in compagnia di freddo e stenti . Oggi, fortunatamente, le armi sono troppo distruttive per poter avere conflitti paragonabili a quelli del passato e la guerra diventa sempre meno presente nella vita di un uomo al contrario di quanto avveniva nel passato. Mio padre ha conosciuto la guerra da bambino non come combattente e io ho avuto il privilegio, probabilmente prima generazione dall’inizio della storia umana, di non aver mai visto un campo di battaglia. Che senso ha continuare a chiedere agli uomini di adattarsi al ruolo del guerriero e alle donne di dedicarsi alla produzione massiva di figli se il crollo della mortalità infantile e l’aumento della vita media hanno creato il problema del sovraffollamento e le macchine hanno eliminato il bisogno di braccia per l’economia?
Siamo pronti a cambiare ma perché i cambiamenti sono lenti? Perché spesso si assumono atteggiamenti contraddittori? Siamo proprio sicuri che la nostra biologia non ci condizioni?
Il neuroimaging e la teoria evoluzionista ci dicono che uomini e donne si sono evoluti in contesti diversi e si sono specializzati in cose diverse. al contrario di quello che si riteneva un tempo e cioè che l’uomo sia il frutto dell’ambiente oggi la sociologia evoluzionista ci dice che l’essere umano è modificabile culturalmente solo fino ad un certo punto e la società può solo ampliare differenze che però già esistono.
In pratica che uomini e donne sono diversi, (in media), cosa che in molti hanno sempre sospettato.
Anche in questo caso si sono determinati due estremismi, da un lato chi rifiuta le molte prove a sostegno della diversità dei sessi e dall’altro chi invece parte da queste per riproporre un modello di società che allo stato del nostro livello tecnologico non ha senso visto che tutti i problemi che la avevano modellata sono stati brillantemente superati dalla tecnologia.
La mia opinione è che invece noi dobbiamo approfittare della possibilità tecnologica attuale innanzitutto per cercare di assecondare, ogni volta sia possibile e opportuno, la nostra natura e di trovare ciò che maggiormente ci fa stare in armonia con noi stessi evitando di seguire diktat di altri. Io faccio spesso l’esempio del fiume, (una rappresentazione simbolica della nostra natura), che scorre seguendo la sua inclinazione. C’è chi,in virtù di ideologie desuete, pensa di costruire argini di cemento per ingabbiare questa massa d’acqua in movimento comprimendola, mortificandola, rendendola “infelice” fino a quando la sua forza e la sua rabbia esplode violando gli argini e facendo danni. Io al contrario credo che il fiume vada guidato dolcemente e non controllato in maniera ossessiva. Io credo che il fiume vada conosciuto, amato, apprezzato e che vadano create delle aree di sfogo dove quando c’è la piena possa scatenarsi senza fare danni. Non dobbiamo comprimere, ingabbiare, mortificare la nostra natura in virtù di ideologie o convinzioni errate ma dobbiamo conoscerla e guidarla dolcemente.
La nostra biologia, i nostri geni hanno segnato una strada che non è obbligata ma che è bene conoscere e di cui tenere conto prima di pensare a qualsiasi deviazione. Per fare un esempio più concreto possiamo pensare alla castità. Ogni specie vivente fa cose incredibili pur di potersi riprodurre, pensiamo ai salmoni che pur di assecondare questo istinto primordiale abbandonano le tranquille acque del mare per rischiare la vita in un percorso ad ostacoli terribile dove saranno esposti ad ogni genere di predatore risalendo i fiumi. Al pari di tutti gli altri organismi anche gli esseri umani hanno un istinto innato e il bisogno di fare sesso eppure alcuni scelgono la castità per vari motivi tra cui prevalentemente quelli religiosi. Da sempre l’attività sessuale è stata considerata un ostacolo al desiderio di una profonda comunione con il divino e gli ordini monastici di diverse religioni prescrivono la castità. Il cattolicesimo prescrive l’astinenza sessuale come prerequisito per poter far parte delle proprie gerarchie ma questo è spesso fonte di frustrazione e passati i primi momenti di entusiastica e sincera adesione poi si rivela una scelta sempre più dura da mantenere. L’errore è proprio considerare la castità un prerequisito e non un punto di arrivo. Noi esseri umani possiamo fare scelte in controtendenza rispetto a quanto scritto nei nostri geni e nei nostri istinti ma è sbagliato ritenere che basti un atto di volontà o la cultura. Nel caso del nostro esempio la castità per un monaco non deve essere una atto di volontà ma deve essere il termine di un cammino che porti il soggetto che lo desideri realmente a raggiungere uno stato mentale, (la comunione con il divino), tale che questo gli faccia passare in secondo piano il bisogno sessuale.
un altro esempio è “l’epidemia” di obesità e diabete. La specie umana è sempre vissuta in ambienti dove il cibo scarseggiava e ancora di più scarseggiavano gli zuccheri. La natura ha selezionato un istinto ad approfittare dei momenti di abbondanza per creare scorte da usare nei momenti di carestia. Oggi che viviamo, almeno in Europa, in società dove la carestia è sconosciuta questo istinto diventa negativo.
Non so voi, ma io in una pasticceria farei incetta di dolci anche se questo mi creerebbe danni alla salute, l’istinto a creare scorte di zuccheri in me è purtroppo forte ma talvolta resisto, talvolta cedo. cerco di camminare a piedi ogni volta che posso, insomma cerco di venire a patti con il mio istinto senza comprimerlo troppo e senza lasciarmi travolgere.
Potrà forse apparire scontato ciò che sto dicendo ma gli estremismi hanno spesso creato situazioni talvolta ridicole e talvolta tragiche. Nei paesi comunisti la scelta degli studi da effettuare era condizionata dai funzionari di partito, in molti si sono spesso concentrati, plaudendo, al fatto che vi fosse più o meno parità tra i sessi nelle percentuali di scelta delle professioni e ben pochi si sono invece concentrati sul come e a quale prezzo questo fosse stato ottenuto.
Diverse proposte chiedono di eliminare nei negozi di giocattoli le aree con giocattoli per bambini e quelle con giocattoli per bambine, si tratta di una proposta inutile ma alla fin fine rende solo più laborioso ai piccoli la ricerca del giocattolo preferito, guarda caso quello studiato per il suo sesso, (tra l’altro gli esperimenti con le scimmie mostrano che femmine e maschi scelgono giocattoli studiati per femmine e maschi di homo sapiens e questo esclude il condizionamento culturale). Altre proposte chiedono di non dare giocattoli ai bambini negli asili ma lasciare che se li prendano da soli e questa cosa non mi vede contrario, alla fin fine è rispettata la scelta e non è una soluzione coercitoria, il problema però sorge quando, verificato che i bambini continueranno a scegliere in prevalenza giocattoli orientati al loro sesso, i teorici della differenza solo culturale hanno cominciato a chiedere di forzare i piccoli a usare giocattoli pensati per l’altro sesso con il risultato di vedere dei bambini che si sfidano a scherma usando le barbie come fossero spade o le bambine cullare un camioncino simulando un bambino, (io da bambino usavo i mattoncini lego per simulare soldatini).
Il test ideato dal professor Trond Diseth dell’Oslo University Hospital toglie ogni dubbio su questo argomento. Poiché il dottore lavora con bambini dai genitali deformati ha la necessità di capire esattamente quale sia il loro sesso prima di procedere ad una qualsiasi attività correttiva. Il suo test si basa su un percorso dove vengono sistemati quattro giocattoli ritenuti maschili, quattro ritenuti femminili e due neutri . Preso un bambino sano di nove mesi questo viene messo a contatto con i giocattoli e viene filmato. Puntualmente i bambini mostrano la preferenza per i giochi maschili e le bambine per quelli femminili.
Un altro argomento su cui i sostenitori degli studi di genere battono molto è questo: vestire un bambino o una bambina in modo riconoscibile per il suo sesso condizionerà il modo in cui lui si percepirà da adulto.
Usiamo il ragionamento per assurdo e diamo quindi per vera la tesi di partenza dalla quale risulta che se vestissimo un bambino piccolo come se fosse una bambina allora questo tenderà ad essere meno virile e/o comunque più vicino al modo di essere di una bambina.
In pratica secondo gli studi di genere la biologia conta molto poco mentre la cultura e l’ambiente ha un ruolo strabordante.
Peccato che basterebbe leggere qualche libro di storia o visitare qualche museo per capire che la tesi non regge. In passato i bambini venivano vestiti, esattamente come le bambine, con una vestina perché essendo aperta permetteva di espletare facilmente i bisogni fisiologici e con una acconciatura chiamata alla bebè che era molto simile a quella femminile. Inutile dire che questo modo di vestire non ha condizionato in alcun modo la virilità degli uomini del passato.
Vestire quindi i bambini allo stesso modo delle bambine non crea problemi? A parte la domanda sul perché farlo visto che ci troviamo molto bene con il sistema attuale e abbiamo inventato i pannolini usa e getta, la risposta è SI perché la biologia ha un ruolo forte che la cultura non può intaccare a patto però che lo facciano tutti altrimenti il bambino vestito da bambina verrebbe visto come lo strano e sarebbe l’alieno della società.
Sempre dagli studi di genere viene la richiesta di vestire bambini e bambine in modo neutro.
Premesso che l’attuale distinzione in celeste e rosa è molto recente (anni ’60) e addirittura ad inizio secolo scorso era addirittura invertita, ( il catalogo Earnshaw’s infants’ department valutava come appropriata la consuetudine di vestire i bambini di rosa, variante del rosso colore della guerra, e le bambine di blu, (il colore del mantello della Madonna).
Va detto che l’abito non serve solo a ripararsi dal freddo ma anche a indicare agli altri chi siamo e quindi è assolutamente normale e sano voler indicare il nostro sesso, (cosa che tra l’altro facciamo già con i feromoni), e troviamo poco gradevole il sistema cinese maoista delle divise dove non si capiva chi fossero gli uomini e chi le donne. I bambini molto piccoli ovviamente non hanno questa necessità ma è particolarmente sgradevole per i genitori dover ripetere a chi incontrano il sesso dell’infante, non a caso l’abitudine di vestire con colori diversi i bambini ha avuto un immediato successo
Bisogna sempre valutare oggettivamente i dati, non ha senso fare proposte nel migliore dei casi ridicole e nel peggiore dannose solo per non contraddire la propria visione ideologica.
Le prove che continuamente si aggiungono mostrano che i cervelli dei due sessi siano diversi ma,
contrariamente a quanto l’ideologia guerrasessista propugna, non esiste un sesso con un cervello migliore dell’altro ma il cervello femminile e quello maschile sono complementari ovvero non sono fatti per essere in competizione ma per collaborare.
Non farà sicuramente piacere ammetterlo a molti però dobbiamo accettare anche un importante dato di fatto: le nostre conquiste attuali non sono definitive, ma dipendono dalla nostra tecnologia e dalla nostra capacità di usarla nel migliore dei modi. Non sia mai una crisi, (ad esempio una epidemia capace di uccidere metà popolazione tipo la tristemente nota morte nera), ci riportasse ad un livello tecnologico paragonabile a quello medioevale e tornassimo quindi a dover spingere l’economia a forza di braccia, a combattere contro le infezioni mortali, a veder morire come mosche i bambini, (una delle principali conquiste dell’era contemporanea è stata la riduzione della mortalità infantile ormai di molto sotto l’1%) ecc. allora la nostra società tornerebbe necessariamente ad organizzarsi come quelle del passato. In pratica se dovessimo affrontare gli stessi problemi delle società umane al tempo del medioevo ci organizzeremmo più o meno allo stesso modo, (se sono sopravvissute allora vuol dire che hanno egregiamente superato le loro avversità). Se per assurdo, decidessimo di continuare a vivere come facciamo oggi soccomberemmo facilmente rispetto a gruppi umani più rapidi nell’adattarsi
Noi esseri umani dobbiamo accettare la presenza di alcuni adattamenti avvenuti in passato, anche nei loro estremi imperdonabili, se non altro per ammettere che essi sono rocce permanenti nel fiume in cui siamo costretti a navigare
( Barbara Kingsolver)
Ettore Panella
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Nota
L’immagine di copertina è il dipinto:
Il bacio a letto di Henri de Toulouse-Lautrec